L’OSSESSIONE DELL’OBIETTIVO DA RAGGIUNGERE

Se anche voi siete alle prese con un programma di lavoro che debba donarvi un corpo nuovo, allora questo messaggio fa per voi.

Fatevi la domanda: sono ossessionato dal mio obiettivo? Mi sto perdendo qualcosa per strada? Me lo sto godendo questo percorso? li sto ascoltando i messaggi del mio corpo? Sto capendo qualcosa in quello che sto facendo?

Rispondetevi e poi leggete.

Non voglio essere presuntuoso ne un dispensatore di consigli, semplicemente ci sono passato e ancora oggi alle volte mi faccio quelle domande per capire se sto impostando bene la mia persona in relazione a ciò che dovrò andare a fare.

La faccio semplice. Voi dovete andare da un punto A ad un punto B. Il punto A è chi siete oggi, il punto B è chi vorreste essere domani, il vostro IO futuro. Non esisite, e qui aspetto volentieri una smentita, un percorso diretto, diritto e falice da A a B. Mai! Il vostro tragitto è una montagna, con una salita e una discesa. Durante questa salita e questa discesa incontrerete anche dei punti di ristoro, pianeggianti. A che mi servono? A riprendere fiato!! L’Everest non è stato scalato in mezza giornata! Hanno piantato tende, hanno mangiato, bevuto, hanno recuperato energie, per poi ripartire. Se voi oggi intraprendete un cammino siete super motivati, i risultati arrivano e voi siete ancora più motivati, poi succede inevitabilmente che ne arrivano un pò meno, poi meno ancora, poi ancora,poi non arrivano più. Ecco, quello è il segnale che siete giunti al primo ristoro. Non assilatevi, non abbattetevi, recuperate, respirate, focalizzate l’obiettivo, rimanete lucidi e pianificate il proseguo e quando siete pronti ripartiti. E’ un percorso lungo dove si alterneranno viste e paesaggi meravigliosi, a dirupi pericolosi e orizzonti grigi. Sarà sempre cosi sia in salita sia poi nella discesa dall’altra parte del versante. Le pause servono, e sono l’unico modo che avete per riprendere consapevolezza di dove state andando e se lo state facendo nel modo giusto. Non abbiate fretta di arrivare a B cosi come in questo tempo non ne avete avuta quando si trattava di dilaniare il vostro corpo a colpi di divano e schifezze.

Noto come moltissima gente non si goda mai il cammino, il percorso, non osservi, non fotografi, non cerchi di portare con se quanti più ricordi possibili del viaggio che sta facendo. Tutti sempre puntati all’obiettivo finale, mai nessuno che divide il suo percorso in step intermedi. Il loro motto è tutto e subito che nemmeno mago merlino ce la farebbe.

Un’ultima cosa volgio dirvela…costoro sono quelli che al loro B non ci arriveranno mai..perchè?…perchè un vero punto B non ce l’hanno mai avuto….

RIATTIVARE IL METABOLISMO: UN ESEMPIO PRATICO

Vi voglio riportare qui un esempio di come IO ( perchè questa è solo la mia idea, non è detto che sia giusta o sbagliata ma è solo stata giusta per questo soggetto) intendo fare e faccio una RIATTIVAZIONE METABOLICA.

Porto un esempio pratico perchè dopo la tanta teoria che si legge in giro è anche bene mettere in pratica per vedere se ciò che abbiamo appreso realmente funziona.

Bene, usero un nome fittizio.

Maria si presenta da me il 24 settembre, di sabato perchè da un pò di tempo a questa parte si è accorta che la sua alimentazione non va. Si allena 3/ 4 volte la settimana con del Crossfit, a sua detta mangia poco e non capisce perchè non perde peso.

Maria  ha un lavoro che la porta a viaggiare molto, ha orari di lavoro differenti durante la settimana, a volte si sveglia alle 4, altre volte piu tardi a seconda degli impegni. Si allena nel tardo pomeriggio. Maria è la classica persona che ha eliminato i carboidrati perchè fanno ingrassare.

Maria è visibilmente stanca, lamenta gonfiore e difficoltà digestive e il suo metabolismo è notevolmente rallentato e in stallo.

Dalla BIA risulta che Maria ha un peso di 64.2 kg con una percentuale di grasso del 31% ed ha una percentuale di acqua totale corporea accettabile ma una percentuale di acqua extracellulare importante e questo sottolinea il suo stato infiammatorio persisitente.

Decido di operare cosi: Lascio i 3 allenamenti settimanali perchè Maria ne ha bisogno; porto le 1200/1250 kcal stimate che Maria assumeva a 1950 Kcal con circa 250 gr di carboidrati circa 45 gr di grassi e il resto proteine.

Maria da subito è spaventata perchè non si aspettava che per dimagrire avrebbe dovuto mangiare quasi 2000 kcal. Ma lo fa, raggiungere l’obiettivo per Maria è più forte di ogni cosa. Maria perde peso a vista d’occhio, si asciuga, elimina i problemi digestivi, ha molto più energia, è molto più attiva celebralmente, si sveglia energica e piena di voglia di fare. Maria finalmente mangia. Dopo 5 settimane il suo peso recita 62,7 con una percentuale di grasso corporeo da BIA diel 26,9%. Incremento della percentuale di acqua totale del corpo ovviamente avendo aumentato l’introito glucidico e riduzione del compartimento extra cellulare sintomo del fatto che abbiamo ridotto l’infiammazione pre esisitente. Parte con il secondo step che è tutt’ora in atto. Decido di dividere la sua settimana in due giornate ON quando si allena e OFF quando riposa, giocando sulle medie calorie e dei macronutrienti su base settimanale e quindi porto i giorni ON a 2100 Kcal con circa 270gr di carboidrati e i giorni OFF a 1780 Kcal con 215 gr di carboidrati. Maria continua a perdere peso…..

 

Ricapitolando e schematizzando

  • Maria si presenta con infiammazione evidente e metabolismo bloccato. Peso 64,2 e BF 31%. Calorie assunte 12oo circa. Strategia: aumento delle calorie fino a normocalorica circa 1950 Kcal. Divisione macro 250 carbo, 45 grassi resto pro. Nessuna divisione giorni ON e OFF
  • Al controllo Maria si presenta con un peso di 62,7kg e BF di 26,9. Evidente riattivazione metabolica in atto e riduzione dello stato infiammatorio come evidenzia la riduzione della percentuale di acqua extracellulare. Strategia: divisione dei giorni in ON e OFF. Gioco su ciclizzazione calorica e glucidica. ON 2100 kcal circa con 270 gr di carbo e OFF a 1780 Kcal con 215 gr di carbo.
  • Maria continua a perdere peso…..

Maria…to be continued….

Questo lo scrivo per dare spunti di riflessione a tutte quelle donne che come Maria credevano che per dimagrire bisogna mangiare da Deportato eliminando ogni fonte di carboidrati.

MUFFINS D’AVENA CON CUORE DI MARMELLATA

INGREDIENTI(per 5 muffins):

•120 ml d’albume

•70 g di farina d’avena

• 60 g yogurt greco Fage 0% grassi

• 5 gocce di tic

• bicarbonato e limone per lievitare (come sempre, giusto un pizzico)

•30 g di marmellata ai mirtilli o frutti rossi senza zucchero

 

PROCEDIMENTO: Versate la farina in una terrina,aggiungete il dolcificante,il bicarbonato e il limone .A questo punto aggiungete gli albumi e lo yogurt e mescolate senza lasciare grumi. Versate il composto negli stampini fino a metà e aggiungete un tocco di marmellata per ogni muffin. Cuocete quindi a 160 gradi in forno ventilato per 20 minuti circa!

OLI VEGETALI A CONFRONTO

L’olio è una sostanza lipidica e come tutti i lipidi alimentari è costituito soprattutto da trigliceridi.

 

Conosciamone le diverse Frazioni dei diversi oli

 

OLIO DI OLIVA

 

LA FRAZIONE SAPONIFICABILE

Quella dell’olio d’oliva è costituita da trigliceridi (98 -­‐99 %) semplici (≈ 55%) e misti (≈ 45%); contiene inoltre minime quantità di mono e digliceridi.

 

I digliceridi possono essere degli 1,2 digliceridi oppure degli 1,3 digliceridi. Gli 1,2 digliceridi sono i precursori dei trigliceridi e derivano quindi da un’incompleta biosintesi, mentre gli 1,3 digliceridi derivano dal processo d’idrolisi dei trigliceridi. Questo aspetto è molto importante perché il rapporto tra 1,2 digliceridi ed 1,3 trigliceridi ci dà un’idea dello stato di conservazione dell’olio. Se prevalgono gli 1,2, che come abbiamo detto derivano dal naturale processo di biosintesi, significa che l’olio è fresco, se prevalgono gli 1,3, che derivano invece dalla degradazione enzimatica, significa che siamo in presenza di un olio invecchiato. La composizione in acidi grassi

varia in relazione alla varietà dell’olivo, al grado di maturazione delle drupe, al clima e al periodo della raccolta. Vi sono tuttavia degli acidi grassi particolari che rappresentano sempre e comunque la quasi totalità degli acidi grassi contenuti nell’olio di oliva; si tratta dello STEARICO, del PALMITICO, dell’OLEICO, del LINOLEICO e del LINOLENICO.

Una caratteristica che distingue l’olio di oliva dagli altri oli vegetali è legata al suo maggior contenuto in acido oleico; negli oli di semi prevale invece il linoleico.

 

In un olio di oliva di buona qualità:

l’acido oleico non dovrebbe essere inferiore al 73%

l’acido linoleico non dovrebbe superare il 10%

il rapporto oleico/linoleico dovrebbe essere ≥ 7.

Queste caratteristiche permettono all’olio di oliva di conservarsi più a lungo rispetto a qualsiasi altro tipo di olio; la tendenza all’irrancidimento è infatti direttamente proporzionale al numero di doppi legami presenti negli acidi grassi. Mentre nell’acido oleico si registra la presenza di un solo doppio legame (è un monoinsaturo), l’acido linoleico contenuto negli altri oli vegetali contiene due

doppi legami (è un polinsaturo capostipite della serie omega-­‐6). L’irrancidimento di un olio è ostacolato anche dal contenuto in vitamina E e polifenoli; questi ultimi abbondando nell’olio di oliva ed in quello di vinaccioli.

 

FRAZIONE INSAPONIFICABILE

 

Costituisce l’1-­‐2% della componente lipidica dell’olio di oliva e contiene:

Idrocarburi

Fitosteroli,

vitamine liposolubili

pigmenti,

alcoli alifatici superiori esterificati ad acidi grassi (cere) e alcoli triterpenici

polifenoli,

 

 

OLIO DI ARACHIDE

 

Dai semi, l’olio può essere estratto per pressione o più comunemente attraverso solventi chimici. Nei prodotti meno raffinati, spremuti a freddo, possono residuare piccolissime quantità di proteine, comunque sufficienti a scatenare reazioni allergiche in soggetti ipersensibilizzati. Esaminando la composizione acidica dell’olio di arachide, spicca l’alto contenuto in acido oleico, che lo rende una scelta migliore per le fritture rispetto a molti altri oli vegetali; inoltre ne riduce la suscettibilità all’irrancidimento. Ottimo anche il contenuto in acido linoleico,capostipite dei grassi omega-­‐sei, mentre come per la gran parte degli oli di semi scarseggia l’acido alfa-­‐linolenico, capostipite dei grassi della serie omega-­‐tre. Discreto anche il contenuto in vitamina E. Queste

caratteristiche, unitamente all’assenza di colesterolo ed al ridotto contenuto in grassi saturi, rendono l’olio di arachide un valido ausilio nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, a patto che sia consumato con sobrietà ed in parziale sostituzione dei grassi animali. Inoltre, considerata la carenza di acidi grassiomega tre, l’olio di arachidi dev’essere necessariamente inserito in un contesto alimentare sufficientemente ricco di pesce e/o di oli vegetali in cui abbondano questi nutrienti (olio di canapa, olio di canola, olio di semi di lino ed olio di cartamo).

 

OLIO DI SEMI DI LINO

 

I tipi di Linum usitatissimum L. vengono suddivisi in due gruppi: il  lino da fibra e il lino da olio. Per la produzione del lino da fibra si utilizzano i tipi nordici (che prediligono i climi temperati e umidi) mentre per la produzione del lino da olio si usano i tipi coltivati nelle zone a clima caldo.

 

La sua composizione in acidi grassi è la seguente:

acidi grassi saturi :  palmitico e stearico

acidi grassi polinsaturi: linoleico (omega 6) alfa linolenico (omega 3)

acidi grassi monoinsaturi: oleico

 

Data la notevole presenza di acido alfa-­‐linolenico, l’olio di semi di lino è spesso consigliato come ottima fonte di omega 3; in realtà, l’acido alfa linolenico è convertito in EPA (acido eicosapentaenoico) solo per una piccola percentuale (le ricerche vanno da uno 0,2 a un 8%) che

diminuisce ulteriormente in caso di cattivo stile di vita e con l’età. Da questi dati, per il non vegetariano, l’importanza dell’olio di lino è marginale come conversione EPA-­‐DHA (acido docosaesaenoico), si fa molto prima a mangiare pesce.

Uno dei problemi dell’olio di semi di lino è la difficoltà nella conservazione; questo tipo di olio infatti, tende a ossidarsi molto facilmente e il suo consumo deve avvenire entro un mese al massimo da quando la bottiglia viene aperta per la prima volta. Dovrebbe essere conservato in frigorifero, in contenitori chiusi e che, soprattutto, non lascino passare la luce. Gli oli di semi lino qualitativamente migliori sono quelli ottenuti tramite spremitura a freddo. L’olio di lino non è assolutamente adatto per friggere e deve essere pertanto utilizzato soltanto crudo (per esempio, per condire verdure o carni bianche). Buono l’apporto di vitamina E

 

OLIO DI SEMI DI MAIS

 

Dai semi del mais si ricava un olio usato per l’alimentazione umana. Ricordiamo che l’elevato contenuto di acidi grassi polinsaturi rende gli oli di semi meno stabili rispetto a quelli con un maggior contenuto di acidi grassi monoinsaturi creando quindi diversi problemi a livello di durata

e di conservazione. La composizione media in acidi grassi di un noto olio di semi di mais (l’Olio Cuore) è la seguente:

acido palmitico 12,00%

acido palmitoleico 0,20%

acido stearico 2,00%

acido oleico 28,00%

acido linoleico 56,00%

acido linolenico 0,91%

acido arachico 0,45%

acido eicosenoico 0,32%

acido beenico 0,12%

Come si vede, più della metà di acidi grassi sono rappresentati dall’acido linoleico, un acido grasso polinsaturo non particolarmente utile perché antagonista degli omega 3. Un altro luogo comune riguarda l’apporto calorico degli oli di semi; molti infatti, li ritengono oli dietetici, ma è una convinzione errata dal momento che dal punto di vista energetico tutti gli oli sono pressoché equivalenti (circa 890 kcal/100 g); ciò che inganna i consumatori è che, alcune volte, viene indicato l’apporto calorico per 100 ml. In generale si può quindi affermare che, fermi restando i vincoli calorici, l’uso di olio di semi di mais può essere una buona scelta quando lo si utilizzi per condimenti a crudo.

 

OLIO DI SEMI DI SOIA

 

L’olio di soia si estrae dai semi dell’omonima pianta, che lo contengono in misura pari al 15-­‐25% del peso a secco, in relazione alla varietà considerata, alle tecniche colturali ed alla variabilità stagionale.

 

Proprietà Nutrizionali

 

L’olio di semi di soia è ricchissimo in acidi grassi polinsaturi; spicca, in particolare, il contenuto in acido linoleico (precursore della serie omega sei ed in acido alfa linolenico (precursore della serie omega tre.

Buono anche il contenuto in acido oleico mentre rispetto ad altri oli vegetali si registra una netta carenza di vitamina E. Questa caratteristica, unitamente all’abbondante presenza di grassi polinsaturi, rende l’olio di soia particolarmente soggetto ai processi ossidativi,con conseguente tendenza all’irrancidimento precoce del prodotto.

Come tutti gli oli vegetali, anche l’olio di semi di soia contiene una piccola quota di grassi saturi, in particolare acido stearico ed acido palmitico. Discreto è  il contenuto in omega tre,grassi presenti soltanto in tracce nella maggior parte degli oli di semi; tale caratteristica,  unitamente alla ricchezza in omega sei ed acido oleico, dona all’olio di soia interessanti proprietà ipocolesterolemizzanti.Tale effetto, ascrivibile un po’ a tutti gli oli vegetali, è comunque valido soltanto quando l’olio è usato con sobrietà ed in parziale sostituzione ai grassi animali. Inoltre, è importante che l’alimentazione contenga allo stesso tempo fonti importanti di omega tre, come il pesceed il suo olio, per riequilibrare il rapporto tra questi nutrienti e gli omega sei. Nell’olio di soia grezzo si ritrovano anche discrete quantità di lecitina, anch’essa dotata di proprietà ipocolesterolemizzanti e potenzialmente utile in presenza di malattie neurologiche per la sua capacità di favorire la rigenerazione delle guaine mieliniche. Giudizi negativi possono invece essere espressi sul basso contenuto in vitamina E.

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OLIO DI SEMI DI COLZA

 

La composizione acidica dell’olio di colza è simile a quella dell’olio di oliva; i semi della varietà canola sono infatti particolarmente ricchi di acido oleico,di acido alfa linolenico. Quest’ultimo è il capostipite dei cosiddetti omega tre, acidi grassi particolarmente apprezzati in quanto

Essenziali per la buona salute dell’organismo e dotati di effetti ipotrigliceridemizzanti ed antinfiammatori. Nell’olio di colza risulta ottimale anche la proporzione tra omega tre ed omega sei, spesso sbilanciata a favore di questi ultimi per l’eccessivo consumo di oli vegetali l’insufficiente introduzione di alimenti ricchi in omega tre. Per l’elevato punto di fumo conferitogli dalla ricchezza in acido oleico, l’olio di colza (canola) può essere utilizzato anche per la frittura. In Europa, specie nella nostra penisola, l’olio di colza (canola) è in gran parte destinato all’utilizzo industriale, inclusa la produzione di biodisel; negli Stati Uniti, al contrario, è ampiamente utilizzato dalla popolazione come olio alimentare. Caratteristiche, queste, che sulla carta lo renderebbero addirittura migliore rispetto all’olio extravergine di oliva e a tutti gli altri oli vegetali, anche se va ricordato come questi ultimi, incluso l’olio di colza (canola), di regola subiscano dei processi di estrazione e rettifica con sostanze chimiche a temperature elevate. Tutti questi processi tendono a “svuotare” la frazione insaponificabile dell’olio di colza all’interno della quale oltre a sostanze indesiderate sono presenti micronutrienti importanti, come tocoferoli fitosteroli e clorofilla. Ad ogni modo, è innegabile che il peculiare profilo acidico dell’olio di colza (canola) lo renda un validissimo ausilio nella prevenzione delle malattie cardiovascolari,specie se il prodotto è usato con moderazione

 

OLIO DI SEMI DI SESAMO

 

L’olio di semi di sesamo è un olio vegetale estratto dai semi di sesamo

e possiede un aroma particolare ed gusto dei semi da cui è tratto.

L’olio di sesamo è costituito dai seguenti acidi grassi:

Palmitico

Palmitoleico

Stearico

Oleico

Linoleico

Linolenico

Eicosanoico

È comunemente usato nella cucina cinese e coreana, solitamente aggiunto alla fine della cottura per migliorare il sapore e non è utilizzato come mezzo di cottura.

 

 

Come possiamo vedere da questa breve carrellata sugli oli più importanti oggi disponibili sul mercato mondiale la scelta ideale, è ruotare spesso il tipo di olio utilizzato in cucina, poiché ogni fonte vegetale presenta le proprie peculiarità.

POLLO CROCCANTE

INGREDIENTI:

  • Petto di pollo a pezzi o spezzatino di pollo
  • 250g Cornflakes
  • 45g Albume d’uovo (50-70ml)

PROCEDIMENTO:

Per prima cosa sbattere l’albume con sale e spezie a piacere. Prendete i cornflakes e fateli a pezzetti, non esageratamente piccoli però. Prendete il pollo e tagliatelo, passatelo prima nell’albume e poi nei cornflakes. A questo punto prendete una padella antiaderente. Metteteci il pollo e fate cuocere a fuoco basso, con coperchio, fino a che non diventerà dorato da entrambi i lati. Serviteli!

TONIFICARE O AUMENTARE LA MASSA MUSCOLARE? IL DILEMMA DELLA DONNA IN PALESTRA

Queste righe le scrivo come se questa pagina fosse il mio “diario del cuore” ( per i più giovani si tratta di un diario con lucchetto in voga negli anni 90 dove le ragazzine scrivevano i segreti più inconfessabili).

 

Caro diario

perchè ancora in palestra vedo e sento donne e ragazze che parlano di voler tonificare ma si spaventano alla parola MASSA MUSCOLARE? Perchè ho la sensazione che non sappiano di cosa stanno parlando? Perchè queste due parole che per me sono come dire la macchina e l’automobile, per il 90% del gentil sesso sono come diavolo e acqua santa? Cosa c’è che non va? Come posso spiegarglielo??? Come posso farglielo capire??

Ci provo.

Torno serio.

In ambito fitness o comunque nel mondo che gira intorno al movimento io divido quelli che parlano di TONIFICAZIONE e quelli che parlano di MASSA MUSCOLARE. Ovvero come tutti divido le donne dagli uomini.

Semplice no?

Ma cos’è la TONIFICAZIONE? Devo trovarvi un sinonimo? IPERTROFIA!

wowowowowowowowowowoowowowowowowowowwoowow!!!!!! Aiutoooooooo!!! Già la sento la voce che urla ” ma io non voglio aumentare la massa, mica voglio diventare un uomo, io ho le cosce che diventano subito enormi se le alleno una volta con la leg extension con 4 kg! NO NO non fa per me!! ”

1…2….3….4….5…respiro per non divenire blasfemo.

Sono sinonimi si, anzi in ambito scientifico si parla sempre di ipertrofia, perchè la tonificazione non esiste nell’accezione che volete donargli voi.

Dico anche un’altra semplice cosa a queste signorine. Siete costantemente a 1200 kcal al giorno, vi allenate come pazze 5 gg la settimana, bevete diuretici e intrugli vari come se dovesse spurgarvi dalla peggior malattia esisitente al mondo e pretendete che il vostro corpo abbia energie per TONIFICARE?? E quali? E come?

Il primo principio della termodinamica afferma che l’energia non si crea ne si distrugge, ma si trasforma! Quindi io posso prendere energia dai nutrienti e trasformarla in energia per costruire muscolo. Ma non posso NON prendere energia dai nutrienti e dal nulla costruire muscolo. Per innescare un processo di crescita devo fari si come prima cosa che il mio corpo si trovi in uno stato ANABOLICO (di sintesi). Come? Semplificando molto dico, assumendo più calorie di quelle che consumo! Se siete perennemente a 1200 Kcal al dì conteggiando anche i respiri che fate in 24 ore sarete sempre in costante CATABOLISMO FINO A QUANDO IL VOSTRO METABOLISMO NON ARRIVA AI LIVELLI DA DEPORTATO!

Se non fornite al vostro corpo le energie per la crescita esso non crescerà mai! Spenderà quelle 1200 Kcal prima cosa per i processi vitali per poi pensare al vostro ego! Funziona sempre cosi! Per il corpo l’aumento della massa muscolare è un processo “dannoso” e “inutile” ( lo scrivo tra ” ” sperando ne comprendiate il senso). I muscoli consumano energie e tenere li un tessuto cosi metabolicamente attivo per il corpo è uno spreco tanto che appena smettete di fornirgli lo stimolo esterno, la massa muscolare cala. Il grasso? no! Non costa fatica tenerlo li, è un serbatoio quasi infinito, praticamente un parco giochi! E voi davvero pensate che in quelle 1200 kcal ci sia spazio per i vostri glutei? Per i vostri tricipiti a tendina?

Mangiate di più, mangiate meglio, allenatevi non di più ma con la testa, buttate via i timori di aumentare di peso e di massa muscolare….

LA COSA PEGGIORE CHE VI POSSA CAPITARE E’ …….DIVENTARE DELLE GNOCCHE!

 

STRESS OSSIDATIVO, RADICALI LIBERI E ANTIOSSIDANTI

Con la comparsa dell’ossigeno atmosferico sulla terra, diversi organismi hanno sviluppato meccanismi in grado di utilizzare questo gas per i processi metabolici. I radicali liberi dell’ossigeno, definiti ROS (specie reattive dell’ossigeno) sono molecole dotate di enorme instabilità e reattività con le altre molecole allo scopo di raggiungere un livello di equilibrio maggiore. Questo causa una reazione a catena visto che a loro volta, le molecole che reagiscono con i radicali liberi diventano instabili. Tale serie di reazioni può durare da frazioni di secondo ad alcune ore e può essere ridimensionata o arrestata solo dalla presenza degli antiossidanti. La formazione di radicali liberi è da considerarsi un processo fisiologico e un organismo sano è adeguatamente attrezzato per contrastarli mediante un sistema anti-radicali endogeno.

Le specie reattive dell’ossigeno sono suddivisibili in due categorie principali:

i radicali liberi, come il superossido (O2•) e il radicale ossidrilico (OH.·), e molecole non radicali, come il perossido d’idrogeno (H2O2).

Anione superossido O2-•

 Pur essendo un radicale libero la molecola non possiede un’elevata reattività in quanto non è in grado di attraversare la membrana mitocondriale, perché bloccato dalla carica negativa. La sua formazione avviene spontaneamente soprattutto nell’ambiente ricco di ossigeno in prossimità della membrana interna del mitocondrio. Due molecole di anione superossido reagiscono rapidamente a dare perossido di idrogeno e 2 ossigeni molecolare

Perossido di idrogeno H2O2

Pur non essendo particolarmente reattiva, riveste un ruolo importante per la sua capacità di penetrare velocemente attraverso le membrane biologiche e riveste un ruolo fondamentale come intermedio di reazione nella sintesi di ROS altamente reattivi, soprattutto il radicale idrossilico.

 Radicale ossidrile OH –

 La sua estrema reattività verso le biomolecole e la mancanza di meccanismi di inattivazione endogena lo rendono la specie reattiva dell’ossigeno in grado di generare i maggiori danni nelle macromolecole cellulari: proteine, acidi nucleici e soprattutto gli acidi grassi poliinsaturi dei fosfolipidi di membrana.

I mitocondri, sono considerati la maggiore fonte di produzione cellulare di ROS: si stima che il 2% di ossigeno consumato reagisce con elettroni che sfuggono dalla catena respiratoria producendo ione superossido, successivamente convertito in perossido d’idrogeno. Un eccesso di ROS causa uno stress ossidativo che porta all’attivazione dei molti sistemi antiossidanti cellulari (es. superossido dismutasi, catalasi, il sistema del glutatione, tioredossina) al fine di evitare il danneggiamento del DNA, delle proteine e dei lipidi. Elevati livelli di ROS sono potenzialmente tossici per la cellula, poiché possono provocare danni molecolari irreversibili, quali l’ossidazione di polifenoli, catecolammine e tioli, l’inattivazione di enzimi, l’ossidazione di proteine, DNA e lipidi di membrana. Tali alterazioni sono spesso alla base di stati patologici come la senescenza, l’aterosclerosi, la neurodegenerazione, il diabete, l’ischemia ed il cancro. Negli ultimi anni si è scoperto che le ROS hanno anche un ruolo fisiologico all’interno della cellula attivando proteine come i recettori tirosin-chinasici, le MAP chinasi, fattori di trascrizione. Classicamente i ROS vengono considerati infatti molecole in grado di scatenare processi di morte cellulare,tuttavia, negli ultimi anni, è emerso che i ROS, quando prodotti a basse concentrazioni, possono fungere da mediatori o da secondi messaggeri. I ROS possono infatti comunicare, se non addirittura far parte, di percorsi di trasduzione del segnale conosciuti e ben definiti. Tutto ciò potrebbe suggerire un ruolo di effettori diretti per i ROS, per cui le interazioni con determinate “proteine bersaglio redox-sensibili” si traducono in alterazioni della struttura e della funzione. Un esempio è rappresentato dal fattore tumorale p53 capace di indurre apoptosi in seguito a stress cellulare. E’stato dimostrato che il p53 è un fattore trascrizionale la cui attività e’ regolata dall’ambiente ossido-reduttivo intracellulare mediante modificazione dello stato redox di specifiche cisteine.

Il sistema nervoso centrale è caratterizzato da un continuo flusso di ROS generato durante le reazioni neurochimiche, inoltre, è altamente aerobico, contiene un alto livello di substrati facilmente ossidabili (lipidi polinsaturi delle membrane cellulari)  e possiede bassi livelli di difese antiossidanti, pertanto la sopravvivenza delle cellule nervose è associata ad un delicato equilibrio fra produzione di specie ossidanti e difesa antiossidante. Quando sopraggiunge uno stress ossidativo importante possiamo assistere alla neurodegenerazione tipica di  diverse malattie come l’AIDS, la malattia di Huntington, la malattia di Parkinson, l’Alzheimer e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Inoltre, oltre ai ROS, il sistema nervoso centrale è a rischio ossidativo da parte dell’ossido nitrico (NO) che nel sistema nervoso svolge il ruolo di neurotrasmettitore, ma a causa della sua natura radicalica può dare origine a specie altamente ossidanti: le specie reattive dell’ossido nitrico (RNS).

Studi più recenti hanno mostrato che le cellule tumorali hanno un livello di ROS più elevato rispetto alle cellule normali, associato alla stimolazione oncogenica, ad alterazioni dell’attività metabolica e a malfunzionamento del mitocondrio. Le conseguenze dell’aumentato stress ossidativo tumorale sono la stimolazione della proliferazione cellulare, l’incremento delle mutazioni e dell’instabilità genetica e l’alterazione della sensibilità cellulare ad agenti anti-tumorali. I mitocondri quindi sono da una parte i maggiori produttori di radicali liberi e dall’altra sono il principale bersaglio dei loro effetti dannosi. I radicali liberi si formano nelle cellule sia in seguito alle loro reazioni metaboliche sia in seguito a stimoli esterni (radiazioni ionizzanti, elevata tensione di ossigeno, sostanze chimiche, farmaci, fumo, stress di vario genere). La maggior parte delle patologie e l’invecchiamento degli esseri viventi quindi sono causati da processi chimici ossidativi, dovuti ad una eccessiva produzione di radicali liberi.

 In condizioni normali il potenziale tossico dei radicali liberi è fortunatamente neutralizzato da un complesso sistema di fattori antiossidanti che rappresenta il meccanismo fisiologico di difesa: il rapporto tra fattori ossidanti e difese antiossidanti rappresenta il cosiddetto “bilancio ossidativo”. Lo stress ossidativo è quindi l’espressione di un danno che si verifica quando i fattori pro-ossidanti (farmaci, sostanze tossiche, radiazioni, stati infiammatori, attività fisica esacerbata, etc.) superano le difese antiossidanti endogene (enzimi come la SOD, il coenzima Q10, la catalasi, la perossidasi, etc.) ed esogene (antiossidanti presenti negli alimenti). Si può incorrere in stress ossidativo sia in condizioni normali di salute sia negli stati patologici. Nell’ambito dei danni cellulari causati dalle specie reattive dell’ossigeno, quello al DNA è potenzialmente il più pericoloso poiché tali alterazioni sono spesso associate a mutazioni genetiche ed allo sviluppo di cancro. E’ emerso inoltre un legame sempre più evidente tra alterazioni al DNA ROS-mediate ed il processo di invecchiamento, la patogenesi del diabete mellito e di alcune malattie a carico del fegato e ad eziologia infiammatoria. Anche le proteine sono un bersaglio per i radicali liberi, i cui danni possono essere distinti in reversibili ed irreversibili. L’ossidazione delle proteine sembra essere inoltre responsabile, almeno in parte, di patologie quali l’aterosclerosi, il danno da ischemia-riperfusione e l’invecchiamento. I lipidi sono importanti per la loro presenza nelle membrane che circondano ogni cellula. L’azione ossidativa a carico dei lipidi procede con un meccanismo radicalico a catena definito lipoperossidazione. I principali bersagli di questo fenomeno sono gli acidi grassi poliinsaturi, che sono presenti in elevate concentrazioni nei fosfolipidi delle membrane cellulari.Gli organismi hanno evoluto un sistema di difesa antiossidante costituito sia da componenti enzimatiche sia da molecole non enzimatiche. Gli antiossidanti sono elementi indispensabili per la protezione delle molecole e dei sistemi biologici dall’insulto derivante dalle specie reattive dell’ossigeno (ROS). Sono infatti in grado di inibire o ritardare l’ossidazione del substrato, fornendo ai radicali gli elettroni di cui sono privi.La difesa antiossidante enzimatica è composta da proteine in grado di rimuovere con un’elevata efficienza catalitica i ROS: la superossido dismutasi (SOD), la catalasi (CAT) e la glutatione perossidasi (GPx). Gli antiossidanti “non enzimatici” comprendono varie molecole a basso peso molecolare (“scavenger“) come ascorbato ( Vit C), vitamina E, carotenoidi, glutatione ridotto (GSH) e metallotioneina (MT).I principali sistemi antiossidanti non enzimatici sono costituiti dalla vitamina C, dalla vitamina E e dal glutatione. La vitamina C (acido ascorbico) agisce da antiossidante, esercitando un’azione protettiva nei confronti del radicale superossido, dell’idrossi radicale, dell’ossigeno singoletto e del perossi radicale. La vitamina E è costituita da un complesso di tocoferoli e tocotrienoli (α-, β-, γ- e δ-tocoferolo e α-, β-, γ- e δ-tocotrienolo). In natura la forma più abbondante e di maggiore attività è chiamata α-tocoferolo. Si tratta di un potente antiossidante biologico legato alla membrana cellulare la cui principale funzione è quella di protezione nei confronti del processo di perossidazione lipidica.

Questa breve panoramica sul mondo dei radicali liberi, ci fa capire come sempre che ogni reazione che avviene nel nostro corpo avviene non per distruggerci ma perché ha un ruolo fisiologico ben documentato. Siamo noi con il nostro stile di vita ad esasperare questi meccanismi che il più delle volte ci si ritorcono contro.

LE FIT POLPETTE DI CARNE E ZUCCHINE

INGREDIENTI:

  • 500 grammi di carne macinata magra
  • 4 cucchiai di crusca d’avena
  • 1 zucchina piccola
  • albume di un uovo
  • 1 spicchio di aglio
  • 1 gambo di prezzemolo
  • sale q.b..

 

PROCEDIMENTO:

Con una grattugia, riducete a julienne la zucchina, poi mettetela in una ciotola capiente e strizzatela, per farle perdere l’acqua.Nella stessa ciotola, aggiungete la carne, la crusca, l’albume, l’aglio e il prezzemolo sminuzzati finemente e il sale: impastate energicamente tutti gli ingredienti per farli amalgamare. Coprite la ciotola con la pellicola e mettetela per almeno 30 minuti in frigo (la crusca si ammorbidirà ed assorbirà) Trascorsi i 30 minuti, accendete il forno a 200 gradi in modalità ventilata e nel frattempo, ricavate le vostre polpette e disponetele sulla placca del forno che avrete ricoperto di carta da forno. Fate cuocere per circa 20 minuti

BURGER SENZA CARNE

INGREDIENTI:

  • 150gr di patate
  • 150gr di zucchine
  • 50ml di albumi
  • 1 panetto di Tofu (facoltativo)
  • Farina integrale
  • Prezzemolo
  • Paprika piccante

PROCEDIMENTO:

Accendi il forno a 180º. Lava e pulisci le patate e mettile a lessare. Nel frattempo prepara le zucchine: tagliale a rondelle e mettile in una padella, con acqua, fino a quando non si saranno lessate. Lascia intiepidire sia le patate che le zucchine. Lavora, tra le mani, il Tofu in modo da renderlo morbido. In una ciotola aggiungi le patate, le zucchine e il Tofu e, con l’aiuto di una forchetta, schiaccia bene gli ingredienti e mescolali tra loro. Aggiungi gli albumi, il prezzemolo e la paprika piccante e continua a mescolare fino ad ottenere un composto denso. Prepara ora i Burger formando delle polpette che schiaccerai con il fondo di un bicchiere per ottenere la classica forma degli hamburger. Passali sulla farina integrale e disponili su una teglia, rivestita con carta da forno, e cuoci a 180º per 20/30 minuti

IL MANTENIMENTO… REALTA’ O ILLUSIONE?

Scrivo questo articolo per rendere pubblico un pensiero che esterno sempre durante le mie consulenze in studio.

Quante persone conoscete che dopo pochi mesi dalla fine del loro percorso dimagrante hanno ripreso i loro kilogrammi?

Io personalmente, tante, tantissime.

Perchè? Perchè quelle stesse persone che erano state cosi brave e ligie durante il loro percorso si sono cosi lasciate andare riprendendo alla fine tutto il loro peso? Perchè il mantenimento non ha funzionato?

Ma che cosa è il mantenimento?

PER ME PERSONALMENTE NON E’ NULLA!!

La cosa che spaventa di più in genere all’inizio di un protocollo dietetico è la difficoltà e la noia di doversi pesare ogni santo giorno tutti i cibi che mangiamo. Questa azione spesso allontana le persone, anche se la ritengo almeno in fase iniziale fondamentale. Dobbiamo imparare a conoscere le porzioni che ci spettano, visto che molto spesso il nostro sovrappeso è proprio legato ad un intake calorico maggiore del dovuto. Bene, la nostra persona è talmente convinta di voler dimagrire che passa sopra anche a questo e inizia a girare con il suo bilancino pesando anche l’aria che respira. I risultati arrivano, e lui non molla. Alla fine tac, obiettivo raggiunto!! Ora? Bhe ora passiamo al mantenimento e via che viene proposto l’ennesimo ma ULTIMO foglio con cibi e grammature previste per MANTENERE IL PESO RAGGIUNTO.

Quindi volete dirmi che questo foglio dovrò tenerlo da qui alla fine dei giorni!!!????

Ed ecco che puntualmente 6 mesi dopo la bilancia inizia a segnare +5 kg, poi dopo 12 mesi +9 e alla fine siamo punto a capo!

Cosa non ha funzionato?

Semplice, ci siamo attaccati a dei numeri e non a dei concetti. Solo che i numeri sono mutevoli per natura, i concetti NO!!

Molti si riempono la bocca dicendo di fare “EDUCAZIONE ALIMENTARE” ma in quanti poi la fanno? In quanti vi spiegano passo passo cosa state facendo? Il perchè di un cibo rispetto ad un altro, il perchè di quelle quantità, il perchè di quei litri di acqua, di quei gr di sale, il perchè vi hanno tolto o messo quei carboidrati a cena addirittura dopo le 5 del pomeriggio, perchè avete 6 noci al giorno ma voi sapevate che 3 era la dose corretta? Vi spiegano il perchè di quei numeri? Vi fanno cambiare il vostro approccio verso il cibo?

Dai un pesce ad un uomo e lo nutrirai per un giorno…..

Si in molti fanno questo. Fogli con dei numeri e seguire! Risultati ottenuti. Poi? Poi se non avete capito come si mangia, come voi dovete mangiare, qual è il modo migliore per voi, in relazione alla vostra struttura, alle vostre capacità metaboliche, al vostro impegno sportivo, lavorativo, come fate solo a pensare che riuscirete da qui ad un anno senza alcun foglio a mantenere ciò che avete costruito??

insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita….

Educare significa intraprendere un percorso fatto di consapevolezza, cambiamento del punto di vista, approccio al cibo differente, presa di coscienza dei propri bisogni.

Se durante il vostro percorso, fate questo, anzi principalmente questo, il MANTENIMENTO sarà solo uno degli obiettivi che riuscirete a raggiungere.