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LINEE GUIDA ALIMENTARI GENERALI

LINEE GUIDA GENERALI

A me non piacciono moltissimo le divisioni per somatotipi per il semplice motivo che la gente non sa individuarle e quindi vedi endomorfi che si credono ecto e vedi ecto che si credono endo.

Detto questo userò ad ogni modo termini comuni per essere chiaro.

CI tengo a precisare una seconda cosa.
I valori sono indicativi e hanno una marginalità e una variabilità individuale molto ampia, dettata dal fatto che nessuno di noi è praticamente un ectomorfo puro o un endomorfo puro. Ecco quindi che un soggetto appartenente più ad una “categoria” potrebbe comunque ritrovarsi a meraviglia con le linee guida di un soggetto appartenenete all’opposta.

ECTO

-Pro: 2-2,5 gr/Kg
-Grassi: >1 fino a 2 gr/kg ( tenendo conto che è un buon carbo ossidatore, quindi occhio a spingervi tanto oltre)
-Carbo: per differenza ma in generale =>5gr/kg

Sono soggetti in cui l’obiettivo primario è il conteggio calorico. Le kcal devono esserci e tante. Il counting calories in soggetti alle prime armi lo trovo essenziale essendo affetti spesso da quella che viene definita ” flat slope syndrom”, ovvero mangiano poco e tendono a sovrastimare i loro introiti. In linea generale terrei le fibre più basse della media, visto la loro notevole capacità di raggiungere la sazietà prematuramente. Proprio per questo spesso le verdure le consiglio a fine pasto. Limiterei l’utilizzo di sostanze stimolanti, indi per cui se prendete 6-7 caffè al giorno magari pensare di ridurli già da subito. Il Timing nelle prime fasi del vostro lavoro può essere non considerato. Approcci 80-20 li trovo ottimali. Significa che se la nonna cucina bene, la dovete passare a trovare spesso, quindi non per forza la smania del clean food a tutti i costi.

ENDO

-Pro: 1,5-3 gr/kg
-Grassi: 0.7-1.5 gr/kg
-Carbo: per differenza ma in generale <1-3 gr/kg Come vedete le forbici dei macros sono abbastanza ampie, perchè dipende dalla fase in cui siamo e dalla condizioni iniziali del soggetto. Quindi potrebbero essere utili approcci a proteine molto basse con grassi alti e carbo al minimo, cosi come in periodi in cui vogliamo tentare di ripristinare il loro controllo sui carbo, potrebbe essere utile, abbassare gradualmente i grassi e provare poco a poco ad aumentare il quantitativo glucidico. Sono soggetti che "stallano" con molta facilità, per cui trovo molto utile l'utilizzo di metodiche come IF o la divisione in semplici 3 pasti, allo scopo di creare degli shock temporali specie se il soggetto è abituato ai canonici 5 pasti/day. Variare con molta più frequenza per non creare abitudine. Ciò potrebbe essere utile anche in ottica miglioramento della flessibilità metabolica. Il TIMNG in questi soggetti assume a mio avviso una rilevanza importante, specie nei perioodi in cui decidiamo di spingere sui glucidi. Utile circoscriverli nel post w.o. Occhio agli approcci IFYM liberi, per ovvi motivi. Il counting calories in soggetti alle prime armi lo trovo essenziale essendo affetti spesso da quella che viene definita " flat slope syndrome", ovvero mangiano tanto e tendono a sottostimare i loro introiti. MESO -Pro: 1.6-2.5 gr/Kg -Grassi: 0.5-1 gr/kg - Carbo: per differenza. Potevamo anche non dare nessun riferimento, visto che la categoria mediamente risponde comunque bene a quasi ogni approccio. Qui secondo me lo scambio di sensazioni con il soggetto risulta essenziale, specie se intermedio/avanzato. Potrà essere utile, in concerto con i suoi feedback decidere di spingere su un nutriente ( carbo) piuttosto che un altro (grassi), in momenti diversi del percorso. Strategie 80-20 possono essere la scelta migliore davvero. Io sinceramente con questi soggetti ad 1.6 gr di pro eviterei di starci. Ora, potete condividere o meno tali indicazioni GENERALI ( nel qual caso vi invito ad un sano confronto) ma se cominciamo a discutere sul " A MA PERO' IO, A MA PERO' MIO KUGGGGINO...." non se ne esce.

EFFETTO PLACEBO….LA MENTE OLTRE LA CURA FARMACOLOGICA

L’effetto placebo per molto tempo è stato considerato come una distorsione nella valutazione del reale effetto di un terapia. Negli ultimi anni invece ha preso campo un filone di pensiero che inizia a guardarlo sotto un punto di vista anche psichico andando a sondare quelli che sono i complessi meccanismi del cervello umano legati al suo effetto.

Quando parliamo di placebo parliamo dell’effetto che ha una sostanza priva di principio attivo quando viene somministrata ad un gruppo di pazienti. I meccanismi alla base del suo effetto possono essere molteplici  ma quello che interessa di più a me per la trattazione di questo argomento è il concetto di ASPETTATIVA.

Perché mi interessa cosi tanto? Perché in questo ultimo periodo noto come ci sia un movimento culturale volto alla mis-credenza nei confronti della clinica e della scienza medica, che guarda con sempre piu interesse all’aspetto emotivo, emozionale,psicologico. Tutto questo genera terreno fertile per i markettari del secolo che fanno soldi speculando. E questo mi fa profondamente incazzare.

Ma non divaghiamo. Parlavo di attesa di aspettativa. Bene nel caso dell’attesa di un effetto terapeutico ecco che si produce effetto placebo. Questo non è altro che l’aver fiducia nel trattamento,nella persona che ce la somministra e nel contesto psicosociale in cui ci si trova. L’aspettativa del beneficio è quindi l’atto stesso di somministrare un trattamento in cui crediamo.

Il contesto in cui ci troviamo,quindi magari l’ambiente ospedaliero, la vista del medico con il camice l’odore dell’ospedale ci CONDIZIONA profondamente. Questo condizionamento è un aspetto  totalmente inconscio nel quale agiscono due stimoli, uno incondizionato che produce una vera e propria risposta fisiologica e uno condizionato che non produce alcuna risposta.

Esempio la vista del cibo produce salivazione ( stimolo incondizionato), lo squillo del telefono non produce alcuna risposta (stimolo condizionato). Dopo che questi due stimoli sono stati presentati però per un certo numero di volte, la sola presenza dello stimolo condizionato non produce piu risposta incondizionata che diventa ora condizionata. Lo so è un gran casino ma mi spiego meglio con un esempio.

Prendete un farmaco sotto forma di pillola rossa. La prima volta che la prendete è il principio attivo presente nella compressa a far si che vengano espletate le funzioni magari analgesiche del farmaco. Bene, dopo molte volte che vi si presenta davanti la stessa pillola rossa alla millesima volta una qualsiasi pillola rossa anche priva di prinCIPIO attivo produrrà in voi lo stesso effetto analgesico. Null’altro che EFFETTO PLACEBO.

Ma quindi la domanda è…IL PLACEBO SE FUNZIONA COSI BENE, PUO’ SOSTITUIRE IL FARMACO?

Secondo quanto asserito sopra sembra che il placebo abbia proprietà magiche e curative. In realtà assolutamente no come assolutamente No è la risposta alla domanda che ci siamo posti.

Il placebo ha un effetto che è imprevedibile in quanto la popolazione si divide in due categorie i responsivi al placebo e in non responsivi. Noi a priori non possiamo sapere a quale categoria si appartenga. Altro motivo è quello identificato ad esempio negli individui Parkinsoniani in cui l’effetto di un placebo ha durata limitata a circa 20-30 minuti per poi sparire. Questo viene oggi spiegato come “condizionamento farmacologico” o apprendimento. Sono stati condotti esperimenti  in cui a soggetti in una prima fase si somministrava una sostanza farmacologicamente inerte informandolo sul fatto che essa avrebbe provocato aumento del gh e diminuzione di cortisolo. Ovviamente nessuna variazione è stata osservata. Nella seconda fase prima di riapplicare lo stesso protocollo i pazienti hanno ricevuto due giorni di trattamento farmacologico con una sostanza che realmente aumentava gh e cortisolo. Bene ripetendo l’esperimento con placebo si sono visti questa volta aumenti plasmatici dei due ormoni. L’esperienza precedente del soggetto, quindi quella con il farmaco vero, ha condizionato il soggetto. Questo pone in grande risalto un concetto fondamentale che è quello di contesto psicosociale.

Noi sappiamo che nella pratica comune qualsiasi persona prima di prendere un farmaco è informata sugli effetti che esso avrà, quindi si aspetta un beneficio si genera cioè un aspettativa. Ma se si eliminasse l’informazione iniziale? Se si evitasse di generare l’aspettativa? Allora possiamo dividere le somministrazioni in due categorie: manifesta e nascosta. Da esperimenti effettuati negli ultimi anni si è visto come l’effetto sia decisamente e sempre più marcato nella somministrazione manifesta! Ciò che le differenzia non è altro che la componente psicologica che possiamo definire effetto placebo.

VI RICORDA QUALCOSA?  Vi ricorda per caso il ricorso a tecniche medicamentose tanto in voga quanto costose,negli ultimi tempi? Non è per caso che ci pisciano in testa e ci dicono che piove no?

A voi le riflessioni opportune.

Concludo dicendo che per valutare l’efficacia di una terapia non possiamo solo prendere in considerazione l’efficacia o meno del farmaco ma anche il contesto psicosociale, i fattori psicologici, i meccanismi di apprendimento e aspettativa legati al trattamento stesso.

“ l’acqua fresca può costituire di per sé una terapia senza bisogno di postulare in essa la presenza di sostanze sconosciute o di invocare meccanismi misteriosi. Perché ciò che produce l’effetto non è l’acqua di per sé, ma la mente del paziente.”

 

 

 

 

Liberamente tratto,riassunto e rielaborato da “ STRESS E VITA” DI  FRANCESCO BOTTACCIOLI

 

SEROTONINA, STRESS E CARBOIDRATI

La serotonina , da tutti conosciuta come “ormone del buonumore”, è un neurotrasmettitore sintetizzato nei neuroni serotoninergici del sistema nervoso centrale, nonché nelle cellule enterocromaffini nell’apparato gastrointestinale, a partire dall’ amminoacido essenziale Triptofano.
Questo neurotrasmettitore è principalmente coinvolto nella regolazione dell’umore, come la denominazione popolare suggerisce.

La serotonina è coinvolta in numerosissime e importanti funzioni biologiche, molte delle quali ancora non del tutto ben chiarite;

La sua interazione con specifici recettori, dislocati in regioni diverse del nostro corpo, permette la regolazione di azioni molto diverse tra loro.

Tra la principali

  • La serotonina è precursore della melatonina, ormone prodotto dalla ghiandola pineale in risposta all’assenza di luce. Essa agendo sull’ipotalamo sincronizza e controlla il ritmo sonno-veglia. In condizioni di stress, la sua produzione cala e il sonno cattivo ne è elemento caratterizzante.
  • La serotonina interviene in maniera prepotente nel controllo dell’appetito. Essa infatti determina una precoce comparsa del senso di sazietà. Questo è uno degli aspetti chiavi che andremo a sviscerare in questo articolo.
  • Il sistema serotinonergico è implicato anche nel controllo del comportamento sessuale. Un basso livello di questo ormone è la causa principale dell’eiaculazione precoce.
  • la serotonina ha effetti inibitori sulla sensibilità al dolore e sulla temperatura corporea.
  • Un ruolo decisamente importante lo gioca regolando la motilità e le secrezioni intestinali. Abbiamo detto in precedenza come la serotonina sia prodotta anche cellule enterocromaffini dell’apparato gastrointestinale. Non è difficile quindi capire come la relazione tra Sistema nervoso enterico, la cui popolazione neuronale supera di gran lunga quella del sistema nervoso centrale, e appunto il SNC sia davvero realmente importante. Diarrea o al contrario stitichezza possono essere mediate da un eccesso nel primo caso e un difetto nel secondo di serotonina. Capiamo ora come lo stress che agisce a livello psicofisico abbia ripercussioni sulla motilità gastrica.

Questi sono solo alcuni degli effetti mediati dall’ormone della felicità, ma sono quelli che interessano a noi per la trattazione di questo articolo.

L’argomento centrale però resta lo stress.

Nella definizione di stress è forte la componente soggettiva. Capiamo bene che se interpretiamo lo stress come una situazione o un evento di fronte al quale ci vediamo sopraffatti e che supera le nostre capacità di difesa/reazione, tutto questo ha un enorme valenza soggettiva. Ognuno di noi risponde differentemente a situazioni simili. Lo stress è conseguentemente un aspetto individuale.

Bene, ma con la voglia di zuccheri come ci si lega.

Ci arrivo.

La serotonina in situazioni di stress si riduce in modo significativo. Aumenta il cortisolo, ormone di fondamentale importanza per la sopravvivenza dell’uomo, che è incaricato di rispondere a situazioni di stress. Come conseguenza la serotonina è il primo neurotrasmettitore ad essere colpito.

Quando non ingeriamo zuccheri,  la glicemia sale e abbiamo una stimolazione alla produzione di insulina dose dipendente. Questo ormone ha un ruolo permissivo e facilitante l’ingresso dei nutrienti nelle nostre cellule compresi ovviamente gli amminoacidi, con esclusione del triptofano. Dopo un pasto molto ricco in carboidrati, in risposta alla condizione di iperglicemia, si ha una massiva produzione insulinica e i livelli di triptofano nel sangue aumentano ( visto che gli altri calano essendo veicolati all’interno della cellula). Tutto ciò ne agevola il passaggio nel SNC rappresentando il punto chiave per la seguente produzione di serotonina! Attraverso un meccanismo a feedback negativo poi, il desidero di carboidrati cessa. Questo semplice meccanismo spiega perché in molti stati di malessere,depressione, disturbi e cali dell’umore si avverta un bisogno esasperato di zuccheri. Calano i livelli di triptofano, diminuisce la biosintesi di serotonina e di conseguenza avvertiamo un bisogno di zuccheri che in taluni casi sfocia anche in quello che viene definito CRAVING DA CARBOIDRATI! E da qui la ricerca compulsiva di junk food, di cibi buoni che possano rimandare ad un piacere in maniera immediata andando a ristabilire subito alti livelli di serotonina. Tipicamente questi cibi oltre ad alti livelli di zuccheri presentano anche una buona componente lipidica, quindi mediamente un’alta densità energetica. Questo in parte spiega la genesi successiva del sovrappeso o addirittura dell’obesità.

Lo stress genera anche da diete ipocaloriche protratte per lungo tempo, lo sappiamo. Bene, ciò non riduce solo i livelli di leptina, ma anche i livelli essenziali di triptofano in maniera significativa. Il metabolismo disturbato di questo aminoacido potrebbe influenzare la biosintesi di serotonina andando quindi ad aumentare la suscettibilità ai disturbi dell’umore e al desiderio di carboidrati, aumentando di netto la probabilità di cessazione dei programmi volti alla riduzione del peso.

Molte donne lamentano un calo dell’umore in prossimità del ciclo mestruale (depressione pre-mestruale). Indovinate? Bassi livelli di serotonina e conseguente bisogno di dolci e cioccolato (contiene e favorisce la produzione di serotonina oltre che di sostanze psicoattive).
Dopo un pasto ricco di proteine invece , la concentrazione di triptofano nel sangue aumenta sempre, senza però variare i livelli cerebrali di serotonina. Manca infatti quella massiccia spinta insulinica che permettendo l’ingresso degli altri amminoacidi nelle cellule, fa aumentare la concentrazione relativa di triptofano nel sangue. Ciò “impedisce” il passaggio del triptofano al cervello. Ecco perché l’assunzione di cibi ricchi in triptofano o l’assunzione di integratori di questo amminoacido non incrementano in modo significativo il livello di serotonina. Identica cosa dicasi per la somministrazione diretta di serotonina. Essa è decomposta prima che possa produrre il proprio effetto.

E l’attività sportiva? Ci aiuta? Ma non è uno stress?

Durante l’esercizio fisico i livelli di serotonina aumentano ( il che spiega l’effetto di benessere che tutti provano dopo l’attività motoria). Questo aumento fa diminuire la percezione della fatica. In oltre l’attività motoria è uno stimolo potente per ridurre o normalizzare i livelli di citochine pro-infiammatorie, le quali possono influenzare i livelli di triptofano. Ciò può essere di grande utilità in quelle persone che devono migliorare il proprio stato umorale.

Ma, e metto un ma grande come una casa, se l’esercizio è portato all’esasperazione o se non sappiamo riconoscere i segnali che il corpo ci manda, lo sport può ridurre i livelli di triptofano perché i meccanismi pro-infiammatori indotti dall’eccessivo esercizio, attivano un’enzima preposto alla degradazione dell’amminoacido portando a peggiorare la situazione di stanchessa e “depressione” in cui versa il nostro soggetto.

 

In conclusione capiamo come la regolazione e la gestione dello stress sia davvero parte fondamentale della vita quotidiana di ognuno di noi indipendentemente dal nostro ruolo di persone normali, sportivi amatoriali o atleti d’elite.

L’alimentazione e lo sport giocano un ruolo fondamentale in questo complesso meccanismo e molte volte ci aiutano a comprendere segnali di allarme che il nostro corpo ci manda.

 

 

 

FONTI:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27199566

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4864009/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24139726

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8697046

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2197075

https://it.wikipedia.org/wiki/Melatonina

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27179987

DIET APPs ( myfitnesspall-fat secret et similari): UTILI O NO? PER CHI E PER COSA?

Il panorama delle app e delle web app è in continua evoluzione e il mondo del fitness, del wellness e della nutrizione non ne è ovviamente rimasto esente. Milioni di persone in tutto il mondo ne fanno un uso quotidiano, un abuso quotidiano, per tenere i loro paramentri vitali, salutari e “calorici” sotto controllo. Oggi anche molti software professionali per dietisti, nutrizionisti e dietologi hanno tra le loro funzionalità, delle app integrate per il monitoraggio del cliente/paziente. Molti preparatori sportivi per i loro atleti utilizzano sisitemi di monitoraggio basati proprio su app.

Ma la scienza come si posiziona? Ovviamente come sapete bene, quando si sviluppa un fenomeno, un trend, che assume caratura mondiale, la ricerca si getta a capofitto sul fenomeno per cercare di far luce il più possibile sui diversi aspetti legati all’espansione a macchia d’olio di tale novità.

Io le ricerche me le sono lette tutte ( quasi, quelle piu significative) e un’idea me la sono fatta.

Ma andiamo per gradi.

Il diario alimentare, e la sua compilazione è un metodo di monitoraggio da sempre usato in ambito di STUDIO SULLA NUTRIZIONE. Offre dei vantaggi sicuramente,ma ha anche dei limiti in qualche caso notevoli.

E’ sicuramente utile al personale sanitario per poter quantificare da un punto di vista calorico il regime alimentare del paziente, per avere una stima della qualità e della frequanza degli alimenti che vengono consumati dal soggetto ed eventualmente per capire se e quali possono essere gli eventuali ostacoli al programma alimentare consigliato. Parallelamente per il soggetto è uno strumento che si rivela utile per poter capire eventuali errori commessi in precedenza, poter aumentare la proprica capacità di autocontrollo e prendere coscienza di ciò che si sta facendo in quel esatto periodo. Molte persone alla domanda ” come mangi” rispondono quasi sempre ” io mangio poco”. In particolare esisite una sindrome chiamata flat slope syndrome che induce chi mania molto a sottstimare e chi mangia poco a sovrastimare.

diario alimentare

E questo è ciò che tutti più o meno sappiamo.

Ma tutto questo che effetti produce? Ha effetto sul lungo termine? Può essere usati sugli atleti? Sulle persone in sovrappeso e sedentarie? Cerchiamo di capirlo se possibile.

Prendendo in esame delle review ( questa https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27927218 e questa https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24875928) si evince come su soggetti normali o sovrappeso l’utilizzo di tali app sia davvero efficace per la perdita di peso, la diminuzione delle circonferenze vita ecc ecc e di tutti i parametri legati al miglioramento delle condizioni di vita. Inoltre studi presi in esame in queste revisioni della letteratura in materia sottolineano come l’uso di tali applicazioni migliori l’aderenza al programma a lungo termine delle persone, come migliori il loro senso di responsabilità e come molte di esse una volta lasciate libere proseguano con l’uso di tali applicazioni affermando di sentirsi davvero controllate. Una cosa importantissima va detta però. C’è un comun denominatore in tutti i risultati. Ovvero tutto ciò ha valore e porta risultati se parallelamente all’uso di tali strumentazioni viene affiancato l’ausilio di personale dedicato e specializzato che monitori gli andamenti, che tenga sotto controllo motivazionale e che dia linee guida iniziali ai soggetti. Altrimenti la possibilità di abbandono del programma anche con questo metodi è comunque molto elevata.

Un solo studio ( questo https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25616274) poi ha preso in esame ciò che succede con gli atleti. Molti dietisti sportivi,specie americani utilizzano con i loro atleti applicazioni del genere confermando che anche su professionisti dello sport tale metodologia è possibile e consigliata. Ovviamente anche per loro valgono le sottolineature fatte in precedenza.

Ovviamente ci sono anche studi che non hanno evidenziato nessuna perdita di peso tramite l’uso di app rispetto ad un gruppo di controllo seguito con metodo tradizionale, però sottolineano il fatto che il gruppo app ne è uscito contento e motivato a proseguire.

Tiriamo le fila

Cosa ci dice tutto ciò e cosa possiamo portarci a casa?

  • il fai da te è caldamente sconsigliato. Non basta che l’applicazione imposti per noi i valori di assunzione e noi semplicemente ci adattiamo ad essi. Occorre conosce la storia passata, le problematiche, esami ematochimici ecc ecc. Quindi affidatevi a chi di dovere e poi magari fatevi monitorare con app
  • E’ uno strumento che tiene alta la motivazione,lascia libertà,offre consapevolezza e aumenta la possibilità di controllo sul proprio percorso.
  • E’ uno strumento utile anche per gli atleti.
  • Nelle persone sedentarie e sovrappeso, può essere utile per fissare degli obiettivi minimi giornalieri, aumentando cosi le probabilità di successo.

 

Ah piccoli tips: L’app più usata al mondo è ovviamente Myfitnesspall 🙂

 

Fonti:

  • https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27742102
  • https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25616274
  • https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25402403
  • https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27927218
  • https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25680388
  • https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24875928

LA SLOW CARBS: L’ANELLO MANCANTE TRA DIETE LOW CARBS E HIGH CARBS

Oggi nel panorama nutrizionale appartenente agli appassionati sportivi di fitness e bodybuilding si assiste ad una divisione netta tra i sostenitori delle diete a bassi carboidrati (low carbs e high fats) e i sostenitori al contrario delle diete ad alto tenore glucidico ( high carbs e low fats). Non voglio entrare nel merito della diatriba, in quanto se, giungere all’obiettivo è l’unica cosa che consideriamo e che per noi conta, allora entrambi gli approcci possono essere validi ( più o meno). Come a dire, se da Roma l’unica cosa che mi interessa è arrivare a Milano, io posso passare anche per Palermo, l’importante è che io arrivi a Milano. A voi le ovvie conclusioni.

Ragionando in ottica diversa, fatta di, visione a 360° dell’atleta, fatta di Sostenibilità, le due strategie potrebbero essere differenti e non poco sotto molti punti di vista. Ma ciò esula dagli obiettivi dello scritto.

Vorrei invece portare alla vostra attenzione al cosa non si dovrebbe mai fare nel passare dall’una all’altra fazione. Ovvero, e qui riprendo uno splendido esempio di Riccardo Grandi che lui stesso riporta nei suoi seminari, il pericolo sta proprio quando dopo un lungo periodo di dieta povera di carboidrati decidiamo di passare ad una ad alto tenore in carbs, senza sapere come e cosa fare. Immaginiamo la nostra capacità metabolica come un recipiente, che inizialmente era molto grande, ma che dopo un lungo periodo di privazione da carboidrati, è diventato una misera bottiglietta. Ora, se noi ci apprestiamo a voler riempire quella bottiglietta con il solito secchio che tanto ci era andato bene quando dovevamo riempire il grande recipiente, il risultato quale sarà? Che si sicuramente dell’acqua arriverà a riempire anche la bottiglietta ma indovinate? Una grande quantità sarà straboccata con le conseguenze disastrose che immaginate nel nostro organismo.

Ma vediamo di farci chiarezza da un punto di vista organico.

Partiamo dalla definizione di concetti che possono tornarci utili.

Che cosa usa il nostro organismo per trasportare glucosio attraverso le membrane? Usa particolari trasportatori definiti GLUT ovvero glucose trasporter. Ve ne sono almeno sei tipi diversi e sebbene siano simili strutturalmente hanno proprietà differenti e funzioni diversificate.

Ognuno di questi Glut è numerato in ordine crescente e svolge un ruolo preciso in organi precisi, cioè è deputato al trasporto di glucosio, fruttosio mannosio o galattosio in specifici organi o tessuti.

Quello che interessa noi per l’argomento dell’articolo è però il GLUT 2 APICALE implicato nel trasporto intestinale dei glucidi.

Il trasporto intestinale dei glucidi infatti consta di due componenti, una è quella classica dell’assorbimento attivo, mediata dal co-trasporto con il sodio ( sglt) mentre la seconda è una componente diffusiva. Quest’ultima è proprio mediata dalla presenza TEMPORANEA di un trasportatore,Il glut 2 nella membrana apicale, per questo chiamato glut 2 apicale. Questo è un sistema fondamentale di trasporto che il nostro organismo mette in moto quando si presentano zuccheri in concentrazione elevata, tipicamente quindi dopo un pasto. Il glut 2 risiede nella membrana baso-laterale ma in pochi minuti può essere spostato alla membrana apicale dalle cellule del digiuno in risposta proprio a concentrazioni elevate di glucosio. Ovviamente il glut 2 è comandato da diversi meccanismi che funzionano a lungo e breve termine, tra questi il Ca2+,l’attivazione intestinale dei recettori per il sapore dolce sensibile agli zuccheri naturali, dolcificanti artificiale e all’insulina. Abbiamo più volte detto come diete a bassissimo tenore glucidico protratte per lungo,lunghissimo tempo possano indurre stati di insulino resistenza. Ciò, e qui viene il nocciolo della questione, in termini di glut 2 apicale si riflette con una presenza PERMANENTE del glut 2 in posizione apicale,tipica proprio dello stato di resistenza insulinica indotta da fruttosio e grassi. Nel soggetto normale infatti il glut 2 sarebbe localizzato solo a livello baso laterale ma capace di trasferimento secondo le necessità dell’organismo. Come notiamo dall’immagine una dieta ricca in grassi (cosi come una ricca in zuccheri)  protratta per lungo tempo, rischiano di peggiorare la nostra sensibilità insulinica fino ad instaurare insulino resistenza arrivando  ad avere un trasferimento permanente dei glut 2 sulla membrana apicale degli enterociti il che fa peggiorare il controllo glicemico, facendo diventare tali trasportatori incapaci di assolvere alla loro funzione.

slow carbs 1

Riporto una slide di Asker Jeukendrup il quale afferma in sintesi come anche i nostri Glut vadano allenati e tenuti in allenamento.

slow carbs 2

Siccome questa situazione si è visto essere ripristinabile, anche il Glut 2 apicali possono tornare ad un corretto funzionamento. Quale strategia adottare dopo un periodo lungo di privazione glucidica? Quella che abbiamo più volte visto: incrementare gradualmente il vostro introito glucidico di settimana in settimana e monitorarvi. Se vedete che accumulate, vi appannate faticate a gestirli, rimanete per una o due settimane fermi con quell’introito fino a che il corpo non imparerà a gestirli e solo all’ora continuerete con l’aumento fino all’obiettivo che vi siete prefissati. Ripristinando un corretto metabolismo glucidico e una corretta affinità insulinica anche i vostri glut 2 apicali torneranno a funzionare correttamente.

 

 

Fonti:

Deltoide mediale e difficolta di attivazione: MY2CENTS.

Nella pratica quotidiana, si nota spesso come, sebbene la classificazione tra soggetti “trapezoidali e clavicolari” sia ancora nebulosa e non legittimata scientificamente, ci siano persone con differenze anatomiche importanti per ciò che concerne il posizionamento della clavicola. Nello specifico riprendendo un  Estratto da:”Biomeccanica muscolo-scheletrica e metodica Mézières” del dott. Mauro Lastrico si nota come ci siano individui che presentano la cosi denominata spalla alta,determinata dalla sommatoria del gran dorsale e dei cranio-cervico-toraco-scapolari o solo da quest’ultimi.
In questi casi si osserva una risalita causata dai fasci medi del trapezio cosicchè la clavicola avrà un andamento ascendente. All’interno della seconda categoria, si potranno, osservare quadri differenti a seconda del muscolo dominante.

trapezio

Nei soggetti che denotano un fascio superiore del trapezio come muscolo dominante c’è sempre una certa difficoltà nel “sentire” il lavoro a carico del deltoide mediale. Perché? Perché svolgendo le classiche alzate laterali, nella modalità classica essendo molto forte uno dei principali muscoli elevatori della scapola, essi non riescono a tenere la spalla bassa, finendo con il perdere quasi dalle primissime ripetizioni il feeling con il muscolo target. Alla fine dei giochi dopo mesi di lavoro cosi, il trapezio è l’unico muscolo che ha aumentato il suo grado di ipertrofia con il peggioramento seguente della situazione.

Che fare allora?

Quello che io consiglio ai miei clienti e che ad oggi mi ha dato enormi riscontri positivi è il lavorare a ROM veramente,veramente ridotto e a ripetizioni molto alte, andando a percepire pump e sensazioni di bruciore che tanto amano i frequentatori medi di palestre.Si perché questi soggetti non hanno mai sperimentato,causa esecuzioni errate il lavoro reale sul deltoide mediale, quindi riducendoci alle 8-12 reps classiche, rischiamo che essi non riescano entro tale termine ad entrare in contatto con quella che è la vera porzione muscolare da far lavorare.  Uno dei lavori che amo far fare sono le alzate laterali con abduzione che parte dai 30° minimo e arriva ai 70° massimo. Entro questo rom di 40° totali macinare le ripetizioni che desideriamo. Questo ci permetterà di mantenere costante l’attivazione muscolare, non andando mai a finire con l’arto superiore perpendicolare al corpo, e non salendo mai oltre i 70° dove rischieremo un coinvolgimento sempre maggiore di quello che è il nostro muscolo dominante! Ottima a mio avviso per chi non ha problematiche alle spalle anche la versione con intra-rotazione massima stile Meadows per intenderci.

Altro esercizio che amo è il lento avanti al Multipower con presa ampissima quasi al massimo delle possibilità imposte dalla macchina. Anche qui, anzi soprattutto qui il Rom è davvero ridotto ai minimi termini, ma ottimo come esercizio di attivazione iniziale per coloro che hanno difficoltà nella percezione di questo gruppo muscolare.

 

Nutrient-timing e qualità del sonno. Quando mangiare, cosa mangiare e per chi davvero conta.

Lavorando quotidianamente con amatori,atleti (di differenti discipline) e persone normali, noto come essi abbiano bisogno di attenzioni e cure del dettaglio completamente differenti. Per alcuni l’ipertecnicismo oltre che superfluo risulta dannoso e controproducente perchè altamente stressante, per altri l’iper-monitoraggio è quasi un esigenza per avere piena consapevolezza del percorso che si sta facendo.

Bene, in tutto questo catalogare una delle cose che mi sono sempre chiesto è ..ma davvero quanto conterebbe per una persona il QUANDO si mangia? Cosa andrebbe a cambiare? Si me lo sono chiesto io in prima persona,perchè a mia volta i miei clienti lo domandano a me.

E allora sono andato a spluciare la letteratura scientifica in merito e come ribadisce Ivan in questo splendido articolo che riassume tutto http://www.projectinvictus.it/nutrient-timing/ , beh a meno che non si rientri nelle categorie di persone descritte da quella magnifica slide di Aragon ( che trovate se aprite il link) effettivamente il timing sembra non contare un gran che.

Eppure qualcosa mancava, non ero soddisfatto di tutto ciò perchè l’esperienza sul campo mi diceva che in molti casi la modulazione dei nutrienti poteva avere dei vantaggi. Quindi ho esulato dalla mia ricerca il focus sull’obiettivo prestazionale ed estetico e sono andato a vedere come la nutrizione potesse inficiare o migliorare uno dei parametri piu importanti a mio avviso per la salute generale e globale della persona , atleta,sedentario o amatore che sia.

IL SONNO.

Noi sappiamo tutti che l’optimum della nostra condizione l’abbiamo quando i 3 punti cardine alimentazione ,allenamento e riposo disegnano un triangolo equilatero. Riposare male o non riposare ( inteso come sonno ristoratore) può compromettere sia i risultati del nostro percorso,sia giocare un ruolo nella genesi di scompensi ormonali,tiroidei, del metabolismo del glucosio,metabolismo lipidico,prestazioni di forza ecc…ecc…

Ecco allora come fare quando vi accorgete che il vostro sonno non è dei migliori? quando vi rendete conto dei frequenti risvegli notturni? Quando la sera faticate ad addormentarvi ma la mattina siete dei bradipi?

Può venirci incontro l’alimentazione? Secondo questa review si https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4008810/

Una strategia che di frequente adotto, potrebbe essere quella di spostare i carboidrati come pasta riso pane e patate, dal pranzo,come il 90% delle persone sono solite fare, a cena. Questi vi aiuteranno tramite produzione indiretta di melatonina a dormire meglio. Provare per credere! Se siete poi delle persone che si allenano 3 volte la settimana ma che fanno un lavoro d’ufficio quindi sedentario il consiglio è quello di limitare l’uso dei glucidi nella pausa pranzo ma di aumentare quello di grassi e proteine. Questi stimolando l’adrenalina, ormone iperglicemizzante,potrebbero evitarvi il colpo di sonno post-prandiale aumentando lucidità e focus mentale.

Quindi come vedete e come potete leggere se ne avrete voglia dal link sopra, la nutrizione che poco conta in termini prestazionali nell’utente medio può fare invece un enorme differenza nel migliorarvi la qualità della vita. Ricordiamo che la persona va vista nella sua interezza e globalità. La persona è prima una persona e poi uno sportivo che vuol far crescere i muscoli o correre 10 km. Il sonno fa parte del vostro benessere generale.

Per riassumere, toglietevi dalla testa le cagate della finestra anabolica se siete amatori qualsiasi ( se siete agonisti di discipline di endurance no magari) e se avete problemi a prendere sonno, provate a spostare il grosso dei vostri carboidrati la sera a cena! Ma dopo le 5 del pomeriggio non mi faranno ingrassare? La soluzione sarà quella di cenare alle 16 e 59 che problema c’è! e poi tutti a nanna alle 17 e 01 cosi resteremo secchi a vita!!

 

Lascio qui anche un mio suggerimento che non vuole essere verità assoluta, esistono lo so pareri discordanti e differenti strategie ugualmente valide. Questo è un’idea..

Per chi non ha problemi di questo tipo uno schema base potrebbe essere

Allenamento metà mattina

Colazione: Carbo amidacei + pro+ pochi o nulli grassi

Allenamento

Pranzo: Carbo amidacei + pro+ pochi o nulli grassi

Spuntino: Carbo amidacei/fibrosi + pro + grassi

Cena: Carbo fibrosi + pro + grassi

 

Allenamento pomeriggio

Colazione Carbo fibrosi + pro + grassi

Spuntino Carbo amidacei/fibrosi + pro + grassi

Pranzo Carbo amidacei + pro + grassi pochi

Allenamento

Cena Carbo amidacei + pro + pochi o nulli grassi

 

Ora insultatemi…

Sgarrare humanum est, perseverare autem diabolicum.

SGARRARE “Commettere un errore o una mancanza, sbagliare” da dizionario.

Parto dalla definizione che trovate sul dizionario della lingua italiana della parola Sgarrare. Si parla di sbaglio, di una mancanza, di trasgressione ad una regola imposta. Tipicamente quando si parla di sgarro ci si riferisce, o almeno per deformazione professionale è cosi, allo sgarro alimentare. Tutto ciò che non è compreso in un programma alimentare è uno sgarro. Bhè però questo fa intendere che ci siano cibi proibiti, bannati una sorta di mela di Adamo ed Eva nell’Eden. Non sono concorde con questa visione e chi mi segue o si è trovato a lavorare con me lo sa bene. Non amo la parola eliminare primo perchè non esisite motivo di eliminare a meno che non ci sia un motivo legato a status patologico, secondo perchè nel momento in cui cali un imposizione dall’alto l’animo e la psiche umana farà di tutto per cercare di evadere da quelle sbarre che gli hai costruito intorno. Esempio pratico forte e nudo e crudo. Quanti giovani fumano erba solo perchè fa “figo”? Quanti lo fanno per non sentirsi emarginati e sfigati sociali? Una miriade. E perchè? Perchè il brivido del proibito del pericoloso da una scarica adrenalinica immensa. E se di colpo non fossero più proibite? Se fossero socialmente accettate? Sarebbe ancora da fighi? Sarebbe ancora da bulli farne uso? O verrebbe meno quel sentore di pericolo misto ” so figo e so bello vojo fa er fotomodello”?  A voi l’ardua sentenza.

Dicevo non amo eliminare cosi come non amo lo sgarro. Si ok se vogliamo ce lo raccontiamo che non si vive di sola dieta, che le occasioni sociali sono importanti e le altre tipiche scusanti di chi ha 25 kili in sovrappeso e non VUOLE dimagrire. Ma la domanda è sempre la stessa che vi ho già proposto in altre occasioni…perchè lo si fa? Ognuno per i suoi più differenti motivi. Ma non voglio fare lo psicologo di turno, oggi no, voglio semplicemente portarvi a fare due considerazioni: La prima prettamente matematica, e la seconda ti tipo Umanitario oserei dire.

Bene facciamo due conti. Sappiamo che per dimagrire a Mario serve un deficit calorico. Perfetto Mario sa che le calorie che lo farebbero restare tale e quale sono circa 2000 al giorno, ovvero la sua normocalorica. Decide quindi di impostare un taglio di circa 200 kcal al giorno. Si certo è un taglio piccolo, ma Mario lo sa che in media un ipocalorica ragionata su un soggetto che sta bene è intorno ad un  meno 10-15% non oltre ( salvo casi). Quindi Mario assume da oggi Lunedi 1800 Kcal e figo fino a sabato sera ha creato un deficit di 200*6= 1200 kcal. Mario si ricorda anche che per perdere 1 kg di grasso ha bisogno di 7000 kcal di deficit. Quindi il suo percorso sarà lungo ma lui è bravo e non ha fretta. Però viene la domenica e Mario va a pranzo fuori e continua a ripetersi che si mangerà anche il tavolo del ristorante perchè è stato bravo e se lo merita. Il suo corpo non lo sa però che giorno è, sa solo che gli arriveranno 1800 kcal come gli altri giorni. Mario ordina e la tavola lentamente si riempe di cibo. Mario alla fine del pranzo ha mangiato 3000 kcal ovvero le 1800 che gli spettavano più altre 1200. THO va giuste giuste quelle che aveva perso faticosamente in questi primi sei giorni. Mario va avanti cosi per 6 settimane. Dopo 6 settimane si pesa e rimane tremendamente deluso perchè non ha perso nulla! SI dispera, chiama il suo nutrizionista, lo insulta gli dice che è incompetente che non sa fare il suo lavoro ecc ecc.. Mario deve scaricare le sue frustrazioni! Ma mario è intelligente e lo sa che la colpa è la sua, solo ed esclusivamente la sua. Con 1 pasto libero non ragionato ha rovinato tutto.

La storia di Mario è la storia di tanti, di molti. Ma cosa vuoi che sia un pasto libero? Ma che vuoi che mi faccia uno sgarro? Certo non vi uccide ma semplicmente se non ragionato e se diventa una gara a chi mangia di più può farvi fare la fine di Mario.

Ma allora che significa che non posso uscire piu a cena con gli amici? Nessuno ha mai detto questo. Il cibo è l’elemento di socializzazione per eccellenza e per il rispetto dell’integrità psicologica di tutti va rispettato questo suo ruolo. Ma a Ristornate vi portano un menu! Lo sapevate? E sapevate che potete SCEGLIERE COSA MANGIARE?? POTETE SCEGLIERE CHI ESSERE E COSA DIVENTARE? Esatto nessuna imposizione solo una libera scelta. Se andate a cena fuori e state seguendo un programma che prevede per cena dei carboidrati, una fonte proteica, delle fibre siete a cavallo! Ma del pesce arrosto, con un contorno e delle patate lesse fanno cosi tanto schifo? Una spigola al sale con verdure miste e del pane sono una cena da dover rifiutare? C’è davvero la necessità del rimpizzarvi di cibo fritto?

 

E’ sempre questione di scelte…

MI METTO A DIETA……MA SONO SICURO DI FARLO?

Viene da me in studio una ragazza, manco il buongiorno che subito mi dice ” questo periodo un macello, ho un sacco di robe da fare, sono stressata, non ho seguito nulla di quello che mi avevi detto”…

“..buongiorno anche a te cara, accomodati, fai come fossi a casa tua…”

La frustrazione si leggeva nei suoi occhi, si perchè Giulia ( nome di fantasia) davvero ci tiene al suo corpo alla sua forma fisica e il non aver rispettato dei compiti assegnati la fa sentire in colpa, mortificata e dispisciuta.

Giulia ha davvero avuto un periodo tosto: ha cambiato lavoro, ora lavora su turni anche di notte, ha cambiato casa, si è fatta un trasloco da sola, perchè i suoi parenti abitano in un’altra regione, giulia ha davvero la giornata piena,scandita in ogni secondo. Giulia non aveva tempo di stare a guardare il grammo di ogni cosa che mangiava.

Bene credo che questa, con le dovute differenze sia una cosa che capita a molti, moltissimi di voi/noi.

In pochi realmente sono atleti, mentre in molti sono persone COMUNI il cui “fare sport” è semplicemente diretto ad un benessere globale senza alcun obiettivo prestazionale o finalizzato a competizione. Rimarco tantissimo questo aspetto perchè a mio avviso la differenza è notevolissima. ATLETI e AMATORI sono due mondi differenti. Non tutti possono essere atleti e soprattutto molti non hanno la più pallida idea di che cosa significhi esserlo.

Bene dicevamo che Giulia ha avuto un periodo tostissimo. Noto come nel 90% dei casi questo equivalga a dire ho mangiato schifezze, mi sono rimpizzata di cibo, non ho fatto sport quindi se ho messo su della ciccia…io ti avevo avvisato!

Ma Giulia era stata da me preparata a questa evenienza e sapeva come comportarsi in questi casi. Il risultato ottenuto è stato meraviglioso, Giulia ha migliorato la sua composizione corporea, e nemmeno di poco sfruttando a suo favore un fattore non di poco conto. Ma andiamo per gradi.

Mettersi a dieta, ovvero creare un deficit calorico è uno stress per l’organismo e su questo siamo tutti d’accordo, sia da un punto di vista biochimico e fisiologico sia da un punto di vista psicologico.

Ora la domanda è…Se so che da qui a 20 giorni avrò un perido estremamente tassante da un punto di vista fisico e mentale ha senso proseguire su questa strada? Ha senso proseguire, togliendo calorie e aggiungendo stress al mio corpo già impegnato a fronteggiare eventi non eliminabili come un cambio lavoro o un trasloco? No per me

Quindi prima regola per Giulia abbandonare un programma ipocalorico per passare ad uno normocalorico di mantenimento. Il programma in ipo per forza ha bisogno di un deficit, piccolo un 10-15%, roba davvero annullabile con 2 cioccolatini e 20 gr di pasta in più al giorno. Va da se che c’è in quel caso la necessità di controllare, pesare ogni alimento. Non ne abbiamo la forza mentale, finiremmo con l’annullare il deficit producendo nessun effetto sul nostro corpo con conseguente frustrazione per aver fallito e mancato l’obiettivo. Molto più sensato essere consapevoli del momento e sapere che questa fase la passeremo mantenendoci cosi come siamo, per riprendere poi la marcia quando la tempesta sarà passata.

Giulia però mi dice che non ha mangiato schifezze, ha tenuto sotto controllo in primis la qualità della sua alimentazione. Bene seconda regola per Giulia.

In un periodo di alimentazione normocalorica a sensazione, il tenere sotto controllo la QUALITA’ di ciò che mangiamo fa tutta la differenza del mondo! Essere in normocalorica potrà annullare anche la richiesta psicologica di rifugiarsi nei junk food con la conseguenza di poter riuscire a controllare qualitativamente ciò che assumiamo.

Giulia, è riuscita, perchè ormai ne ha bisogno, a mangiare 4-5 volte al giorno. Giulia ha un bell’introito calorico da dover assumere e trova conveniente per lei,frazionarlo. A seguito mediamente le indicazioni del programma

Terza regola per Giulia. Se si ha l’abitudine di mangiare 4-5 volte in questo periodo di fai da-te a sensazione è importante non cambiare le abitudini. Perchè? Perchè cambiare senza sapere dove andare può farci cadere in errori. Può far si che il pasto serale diventi un’abbuffata incontrollata. Molto meglio quindi proseguire con le nostre abitudini e cercare di assumere indicativamente quegli alimenti che avevamo nel programma anche prima. Esempio se precendentemente avevo 125 gr di mela con 7 gr di mandorle, Giulia ora prende dal suo cestino a casa una mela e un pugno di 4-5 mandorle. STOP la bilancina è rimasta dentro al cassetto e Giulia sopravviverà.

 

La finisco qua perchè mi sono dilungato già troppo e poi nessuno arriva alla fine ma vorrei ricordarvi una cosa:

Se siete persone Normali e godete di buona salute e intraprendete un percorso con lo scopo di provare a vedere come potete e quanto potete migliorare fatelo sapendo che costerà comunque della fatica, che i risultati saranno direttamente proporzionali al vostro impegno e che nessuno vi regalerà nemmeno 100 gr in meno sulla bilancia. Fatelo sapendo questo e se vedete che le condizioni non ci sono per affrontarlo, rimandatelo, seguite i consigli sopra e mantenetevi piuttosto che buttarvi a capofitto in un progetto che vi vede sconfitti in partenza con la frustrazione che ne conseguirà. Per il corpo dei vostri sogni, con il culo a mandolino e l’addome in vista c’è bisogno di sacrificio, non c’è la fortuna del metabolismo veloce ne la sfortuna delle ossa grosse.

E’ questione di priorità, ricordatevelo se non siete ATLETI.

QUANDO MI ASPETTO TANTO, MA NON OTTENGO NULLA

Lo so è Domenica e molti di voi già li vedo che sono li con gli occhi ancora abbottati di sonno, nel letto, con il cellulare in mano, lo guardano con un occhio, perchè l’altro è ancora chiuso, scorrono la pagina di Facebook e trovano questo link…” e che coioni questo, ma non c’ha na famija?..invece de scrive ste cazzate…”…

A tutti coloro che riusciranno ad aprire anche l’altro occhio, scrivo queste due righe….

A me, come ad altri miei colleghi, si rivolgono quotidianamente persone che mediamente stanno già bene, e che vogliono provare ad intraprendere strade ancora sconosciute per vedere quanto in là possono spingere la loro macchina perfetta : IL CORPO.

La prima domanda che pongo loro è sempre la stessa: Che Obiettivo ti poni?…Ovviamente sapere dove si vuole andare è decisamente importante…Nessuna persona sana di mente preparerebbe una valigia con costume e giacca a vento, infradito e moon boot per andare in vacanza senza sapere dove.

La risposta è sempre la stessa…perdere un po di grasso, tonificare il gluteo e l’iterno coscia, spalle e pettorali e l’immancabile addome!

Una volta stabilito questo, parte la mia interminabile sequela di domande, per cercare di reperire quante più informazioni possibili, anche quelle che pensate di tenere nascoste! 😉

Alla fine scopri sempre che la persona, si sta bene, ma potrebbe stare meglio. In particolare lamentano tutta una serie di sintomi aspecifici quali, difficoltà digestive, stanchezza cronica mattutina, sonno disturbato, difficoltà e irregolarità nell’andare in bagno, episodi di abbuffate incontrollate ecc ecc…Questi sintomi possono dire tutto e niente…

Mangiano magari bene, ma non benissimo, pensano di bere, ma non bevono ecc ecc…

Ma allora, siamo sicuri che l’obiettivo principale sia davvero quello meramente estetico??

 

Si sicuramente il loro si, ma non il mio…no il mio primo obiettivo decisamente non è quello.

Se lavorate con la salute delle persone, il primo obiettivo, anzi nel 90% dei casi l’unico che deve starvi a cuore è proprio questo…la SALUTE…

Ma come potete pensare che il vostro corpo, migliori davanti allo specchio se è marcio dentro??

Preoccupatevi e preoccupiamoci prima di aggiustare tutto ciò che non va;

  • cerchiamo di riequlibrare il giusto ritmo del sonno, ottimizzando il riposo notturno…questo potrebbe far si che svegliandoci la mattina invece che essere dei bradipi dormienti fino alle 11, possiamo essere già belli attivi e pimpanti di primissima mattina.La nutrizione potrebbe venirci incontro. Provato mai a spostare il grosso del quantitativo glucidico (i carboidrati) la sera a cena?
  • cerchiamo di capire quali alimenti ci creano gonfiore o difficoltà digestive e perchè. Dicono tutti che i carboidrati sono carboidrati, e che la fonte da cui li reperiamo è indifferente purchè sia di buona qualità. Ma è proprio cosi? Assolutamente no!! La nostra flora batterica intestinale, risponde e può rispondere, accetta e metabolizza diversamente in ognuno di noi carboidrati e fibre con conseguenze corporee differenti. Conoscerci, ascoltarci è fondamentale per eliminare semplici fastidi che altrimenti potrebbero cronicizzare.
  • Stitichezza e diversa composizione delle feci. Un capitolo importante nella vita di ognuno di noi. Sappiamo tutti quanto è fastidioso il gonfiore che si ha dopo giorni in cui non si va in bagno. Ma perchè non ci riusciamo? La nostra alimentazione è povera di fibre, o al contrario ne è troppo ricca? E di che tipo, solubili o insolubili? e il loro rapporto? Tanti zuccheri semplici nelle nostre giornate? Acqua sotto 1 litro al giorno?
  • Ho un problema nella vita di tutti i giorni e lo sfogo mangiando. E qui mi fermo perchè non sarebbe giusto addentrarsi in un discrso cosi ampio…

Potrei andare avanti per ore, ma il punto non è farvi un elenco di queste problematiche ma solo farvi comprendere come, ricercando il miglioramento estetico come obiettivo ossessivo o quasi,state solo spostando il focus del problema da un punto ad un altro. La ricerca del benessere parte da dentro, dalla base. Per vedermi meglio devo aggiustare tutte queste piccole problematiche che sommate fanno la differenza. Ecco perchè i percorsi durano mesi, in alcuni casi anni. Perchè prima ci sono periodi di prove e prove per capire da dove nasce il problema e quale potrebbe esserne il rimedio. Perchè se avete una macchina con una ruota bucata non partite per andare in vacanza, dicendo..” vabbè poi magari durante il viaggio l’aggiustiamo.” No posticipate la partenza a quando anche la gomma sarà riparata. E cosi vale per il nostro corpo. Prendercene cura, prima di aspettarci cambiamenti estetici.

E ve lo assicuro, nel momento in cui tutto tornerà a risplendere in voi, sarete i primi a vedervi con occhi diversi, migliori e con il culo più sodo! 😉