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LA DIETA MEDITERRANEA

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Marco Perugini | Nutrizionista

E se fosse il Weekend il vero Nemico della Linea?

Le diete cominciano sempre il lunedì (naturalmente quello successivo al giorno in cui formuliamo il buon proponimento). Ma se anche ci armiamo di bilancia e buona volontà, riusciamo a tener duro solo nel corso della settimana lavorativa. Il weekend, con il suo carico di convivialità e di allegra compagnia, travolge a colpi di buoni sapori tutti i nostri buoni propositi e ci spinge a vere e proprie abbuffate. Secondo uno studio britannico, sono addirittura 10mila in due giorni le calorie che assumiamo tra pranzi in famiglia, aperitivi con gli amici e spuntini vari. Va da sé che ogni sacrificio compiuto durante la settimana è del tutto vanificato.
Il sondaggio è stato realizzato in Gran Bretagna per conto di una marca di integratori alimentari e i risultati sono stati pubblicati sul Daily Mail. Nel Regno Unito, ma lo stesso vale anche nel nostro Paese, sono moltissime le persone pronte ad ammettere l’incapacità di resistere alle tentazioni alimentari del fine settimana: tra i britannici si tratta di circa tre quarti degli intervistati. Ma anche i nostri connazionali sottolineano il rischio delle cene in compagnia degli amici il sabato sera e i pranzi in famiglia della domenica. Certo è che in questo modo si finisce per ingurgitare in soli due giorni l’incredibile quantità di 10.000 calorie, ovvero la metà di quello che dovrebbe essere l’intero introito energetico settimanale.
Normalmente, il fabbisogno calorico quotidiano è di 2.500 calorie per gli uomini e di 2.000 per le donne. Nel fine settimana, secondo quando emerge dal sondaggio, il 57% dei maschi consuma regolarmente 10.000 calorie, distribuite in questo modo: 3.500 calorie nella notte di venerdì e di sabato, per un totale di 7.000, fra cene e drink, e 3.000 calorie la domenica. Più o meno lo stesso fanno le donne: il 46% arriva al record delle 8.000 calorie in un fine settimana, con una certa differenza, però, nella distribuzione secondo i giorni: 2.500 calorie la notte del venerdì, 3.500 calorie di sabato e “solo” 2.000 calorie di domenica. Il gentil sesso, in effetti, si fa prendere da un certo senso di colpa che le spinge a trattenersi, almeno in parte. I veri killer della linea nel fine settimana sembrano essere però gli spuntini tra i pasti, in particolare da parte di chi trascorre il sabato sera davanti alla televisione in compagnia della famiglia, sgranocchiando in continuazione biscotti, caramelle pop corn e altro ancora. A queste super-mangiate si aggiunge la lunga immobilità in poltrona. E la linea, a questo punto, è condannata.

 

Marco Perugini | Wellness Coach Trainer TRX Allenamento Alimentazione Consulente Nutrizionista DOMS

Acqua e Digestione

L’acqua è una componente essenziale del nostro organismo; nell’adulto rappresenta oltre il 70% della massa complessiva (nel bambino è addirittura superiore) e la sua carenza sistemica può compromettere il benessere, la salute e (nella peggiore delle ipotesi) la sopravvivenza della persona. Il rischio aumenta sensibilmente nella terza età, quando l’organismo risulta maggiormente predisposto alla disidratazione e il cervello trasmette/percepisce solo pochi segnali di “sete”.
Va da sé che l’acqua debba essere:
Bevuta in maniera quantitativamente sufficiente (circa 1millilitro ogni caloria introdotta con la dieta – 1ml/1kcal – quindi due litri al giorno in caso di dieta da 2000 Kcal)

Distribuita equamente durante la giornata
Esistono casi in cui il fabbisogno di acqua supera di gran lunga la media della popolazione; il clima (temperatura ed umidità) e l’attività fisica o sportiva possono infatti incrementare la sudorazione e con essa il fabbisogno di liquidi.

Acqua nella digestione e digeribilità del pasto
La digestione è un processo attivo che prevede la semplificazione dei polimeri nutrizionali, finalizzato a consentirne l’assorbimento nell’intestino.
La digestione è organizzata in diverse tappe chimico-fisiche e comincia dalla bocca, raggiunge lo stomaco e termina nell’intestino. Le fasi meccaniche sono di masticazione e impasto (cavo orale), rimescolamento (stomaco), avanzamento e segmentazione (intestino). Le fasi chimiche determinano la secrezione delle ghiandole e dei vari tessuti ghiandolari esocrini; avvengono nella bocca (saliva con amilasi salivare), nello stomaco (succhi gastrici con pepsinogeno, acido cloridrico [Hcl-] e pepsina), nel duodeno (nel quale, attraverso il coledoco, sono immessi i succhi biliari e quelli pancreatici [numerosi enzimi proteo-, lipo- e glicolitici]) e sulla mucosa dell’intestino tenue (enzimi dell’orletto a spazzola degli enterociti).
Ciò che spesso si trascura è che la digestione, per avvenire in maniera ottimale, necessita la secrezione/diluizione degli enzimi in misura PROPORZIONALE alla “consistenza” del pasto. Per farla breve:
La saliva, i succhi gastrici, biliari e pancreatici, per essere prodotti e secreti, richiedono ACQUA.
Meno acqua è presente nel bolo/chimo alimentare, più l’organismo è obbligato a secernerne “di tasca sua”.
Ne deriva che, in un pasto eccessivamente “secco”, l’acqua richiesta per conferire la giusta umidità al bolo/chimo (e promuoverne la digeribilità) è maggiore rispetto a quella richiesta da un pasto ben idratato. Da’altro canto, anche l’eccessiva diluizione del pasto potrebbe comprometterne la digestione a causa dell’eccessiva dispersione dei succhi gastrici e degli enzimi.
NB. L’assorbimento/riassorbimento dell’acqua avviene soprattutto tra lo stomaco ed il duodeno MA termina definitivamente nell’intestino crasso attraverso la disidratazione fecale (recupero dell’acqua secreta con i succhi digestivi).

Favorire la digestione
In linea di massima, la digestione avviene in maniera ottimale consumando uno o due bicchieri d’acqua (secondo la capienza) durante il pasto. Questo parametro varia sensibilmente a seconda della presenza o meno di alimenti “brodosi” (che di per sé contribuiscono a diluire il bolo alimentare), di alimenti freschi e ben idratati (ortaggi e frutta) e della quantità di cibi secchi o disidratati (grissini, crackers, patatine fritte in busta, pop-corn, carni salate, frutta secca ecc).
Oltre all’eccessiva quantità, quota proteica, livello di cottura del pasto ed eventuali “carenze” individuali (o patologie) molti altri fattori chimici e fisici contribuiscono a determinare la SCARSA efficacia e la dilatazione temporale utili per la digestione; tra questi: concentrazione di sale da cucina (NaCl), pH degli alimenti, masticazione, temperatura del cibo ecc.
D’altro canto, esistono molti “stratagemmi” da utilizzare saltuariamente per favorire la digestione di un pasto eccessivo o pesante; la scelta dell’uno o dell’altro dipende soprattutto dal cibo introdotto e dalla condizione fisiologica del soggetto. Nel caso in cui il problema consista nella ridotta capacità di secernere acido cloridrico, al seguito di un pasto sensibilmente proteico, può essere consigliabile:
Assumere acqua calda (35-38°C) con l’aggiunta di succo, o meglio, di scorza di limone
Assumere un’unità alcolica, se abitualmente consumata
Assumere bevande tipo cola
Assumente bevande al caffè, se abitualmente consumate
Masticare chewingum
NB. In condizioni simili, la presenza di sale da cucina e spezie nel pasto può essere favorevole alla secrezione di HCl.
D’altro canto, se il pasto risulta eccessivamente proteico e se di conseguenza (maggioranza dei casi), avviene una iperproduzione di acido cloridrico, il bolo/chimo alimentare (dopo la denaturazione proteica) per entrare nel duodeno necessita una “conversione” del pH da acido a basico per secrezione di bicarbonati. In tal caso, dopo il pasto sarebbe utile:
Assumere acqua a temperatura ambiente con bicarbonato, citrato (citrosodina) o magnesio idrossido (magnesia)
Evitare i 5 punti sopra citati.

Esiste un’acqua idonea per favorire la digestione?
Secondo quanto detto finora, l’acqua è un elemento essenziale del pasto, utile (e talvolta fondamentale) alla buona riuscita della digestione; ma se introdotta in eccesso, può determinare l’eccessiva diluizione dei succhi digestivi prolungando i tempi di digestione.
Ormai, tutti sanno che le acque non sono tutte uguali; differiscono soprattutto per il contenuto e la provenienza dei sali in esse contenuti. Se derivano da sorgenti spontanee sono dette minerali e la loro purezza NON è ottenuta con depurazioni chimico-fisiche; in caso contrario, come quella di rubinetto, (sebbene anch’essa contenga sali), essendo manipolata dall’uomo, non può essere definita “minerale”.
Alcune acque possiedono caratteristiche potenzialmente utili alla digestione; le parti disciolte (in questo caso “principi attivi”) utili a questo scopo sono:
Bicarbonati (HCO3)
Solfati (SO4)
I bicarbonati, come già anticipato, partecipano alla riduzione del pH gastrico contrastando “l’acidità” e determinando la riduzione dei tempi di permanenza nello stomaco. L’uso di acqua con bicarbonati è indicato per tutti i soggetti che tendono a soffrire di acidità gastrica e/o che consumano pasti molto abbondanti e proteici.
NB. La presenza di bicarbonati nell’acqua NON giustifica la trascuratezza o gli eccessi nella gestione dei pasti; l’abuso di cibi salati, speziati, alcolici, caffè, bevande acide e contenenti caffeina, ecc. non può essere contrastato dall’acqua contenente bicarbonati.

I solfati invece, svolgono un’azione pro-digestiva grazie alla loro capacità di stimolare la sintesi enzimatica a livello epatico e pancreatico; in tal modo, la composizione dei succhi digestivi (se leggermente carente) può essere compensata favorendo la digestione.

Concludendo, le acque “minerali” più indicate per contrastare l’iperacidità gastrica e favorire la digestione sono quelle ricche in bicarbonati e in solfati; tuttavia, per essere chiari, si tenga in considerazione che la quantità di sali disciolti (pur rappresentando una caratteristica auspicabile) di per sé non è sufficiente ad annullare gli effetti indesiderati di un pasto eccessivamente abbondante.

Fonte: Mypersonaltrainer.it

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