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IL CROMO E IL SUO RUOLO NELL’OMEOSTASI GLICEMICA

Il Cromo è un metallo comune in natura di colore grigiastro la cui accettazione internazionale come nutriente essenziale è ancora oggi motivo di dibattito per alcuni (1). Il Cromo può esistere in diverse forme chimiche tra le quali quella che da sempre è motivo di interesse è la Cr(III), quella biologicamente più attiva. La presenza di questo elemento nel cibo, cosi come la sua supplementazione ad alti dosaggi non presentano problemi di tossicità (2). Altre forme chimiche del Cromo invece come il Cr(VI) derivanti da prodotti della lavorazione industriale hanno mostrato forti attività cancerogene.

L’interesse per questo elemento da sempre si rifà ad un suo possibile ruolo nel migliorare la tolleranza al glucosio e la risposta insulinica specie in paziente affetti da diabete mellito di tipo 1 e 2. Un famoso studio pioneristico del 1959 (3)riporta proprio per il Cromo un effetto biologico denominato GTF ovvero glucose tolerance factor. Nel corso degli anni questa terminologia si è vista non essere del tutto corretta e recentemente si è compreso invece che il Cr svolge delle azioni biologiche legate al funzionamento dell’ormone insulina. In particolare si pensa che il legame del Cr al recettore per l’insulina stimolerebbe l’attività tirosin-chinasica dando vita agli effetti dell’ormone stesso.

CROMO 1

 

Da dire inoltre c’è che il Cr(III) è assorbito in scarsa quantità a livello intestinale e che esso (l’assorbimento) è migliore quando il carboidrato alimentare presente è l’amido piuttosto che glucosio ,saccarosio o fruttosio.

Ad oggi la letteratura scientifica si pone con un certo grado di scetticismo circa l’utilizzo del Cromo come supplemento nei soggetti diabetici o con diminuita tolleranza al glucosio.  Questo studio (4) del 2015 conclude dicendo che la supplementazione di Cr con del lievito di birra potrebbe avere effetti marginali nell’abbassare i livelli di glucosio a digiuno nei pazienti con diabete di tipo 2 se comparati con un placebo mentre non mostra alcun vantaggio ad esempio sui livelli di emoglobina glicata. Questa review del 2014 (5) mostra come ci sia del razionale circa la supplementazione di Cr nel controllo glicemico in pazienti diabetici, in modo particolare con la forma picolinata del Cromo a dosaggi superiori i 200 microgrammi al giorno, senza evidenze di effetti avversi se confrontati con un placebo. Lo studio mostra anche un miglioramento del profilo lipidico ( trigliceridi e HDL)

Di contro però questa review del 2013 (6) conclude con l’assenza di effetti positivi circa l’utilizzo del Cr per ciò che riguarda emoglobina glicata, BMI (indice di massa corporea) e profilo lipidico (colesterolo totale- HDL-LDL-trigliceridi e VLDL-C), cosi come questo studio del 2011 (7) che afferma come non ci siano apparenti miglioramenti nell’insulino resistenza o nel metabolismo del glucosio in pazienti a rischio di diabete di tipo 2 con una supplementazione di cromo. In ultimo questo studio del 2005 (8) pubblicato sull’American Diabetes  Association che riporta alcun vantaggio derivante dall’utilizzo di Cromo nel miglioramento della tolleranza al Glucosio, sensibilità all’insulina e profilo lipidico.

 

Come si nota, gli studi seppur presenti sono come sempre contradditori. Ad oggi riassumendo ciò che rimane certo è il ruolo biochimico del Cromo nel meccanismo di funzionamento dell’insulina anche se i dati sugli effetti biologici e i bisogni di tale elemento sono molto scarsi.

 

 

 

FONTI:

  1. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23095360
  2. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12126463
  3. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14444068/
  4. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25971249
  5. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24635480
  6. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23683609
  7. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20634174
  8. http://care.diabetesjournals.org/content/28/3/712.long
  9. “Le basi molecolari della nutrizione” Arienti